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C¿è una domanda retorica che è facile sentire nei diversi contesti di dibattito politico: ¿come siamo arrivati a questo punto?¿ Ne scaturisce di solito una discussione, spesso animata, sui malanni del paese, su quanto andrebbe fatto e non si è mai fatto. Ma è un ragionare fuorviante, che non aiuta a comprendere i nostri problemi, che allontana da una lettura realistica. Sarebbe più utile riflettere sul carattere nazionale, la fissità dei nostri assunti culturali, sul perché non riusciamo a emanciparci da una secolare e consolidata tradizione di fare e concepire la politica; se il degrado del…mehr

Produktbeschreibung
C¿è una domanda retorica che è facile sentire nei diversi contesti di dibattito politico: ¿come siamo arrivati a questo punto?¿ Ne scaturisce di solito una discussione, spesso animata, sui malanni del paese, su quanto andrebbe fatto e non si è mai fatto. Ma è un ragionare fuorviante, che non aiuta a comprendere i nostri problemi, che allontana da una lettura realistica. Sarebbe più utile riflettere sul carattere nazionale, la fissità dei nostri assunti culturali, sul perché non riusciamo a emanciparci da una secolare e consolidata tradizione di fare e concepire la politica; se il degrado del momento non sia piuttosto l¿inevitabile epifenomeno della nostra indole. Si pensi alla fine ingloriosa di tanti leaders che hanno provato, con tutti i loro limiti, ma qui è secondario, a modificare la struttura amministrativa del Paese. Su per li rami si dovrebbe riandare a quanto nel tempo è servito a consolidare come siamo oggi. In sostanza risalire alle cause e per farlo riannodare il lungo filo che si è fatto tanto forte da condizionarci; ritornare a quegli eventi che hanno impresso una impronta fondamentale al nostro paese. In sostanza ricollegare il presente alla nostra lunga storia.
Autorenporträt
PIERO PAGNOTTA (Roma 1948), laurea in Filosofia, carriera manageriale alla Lega Nazionale delle Cooperative, Honeywell, Olivetti, Istituto Romano Formazione Imprenditoriale, docente dal 2007 al 2013 di Filosofia del Management presso la facoltà di Filosofia della Sapienza di Roma, è un collaboratore della rivista Mondoperaio.