C¿è una domanda retorica che è facile sentire nei diversi contesti di dibattito politico: ¿come siamo arrivati a questo punto?¿ Ne scaturisce di solito una discussione, spesso animata, sui malanni del paese, su quanto andrebbe fatto e non si è mai fatto. Ma è un ragionare fuorviante, che non aiuta a comprendere i nostri problemi, che allontana da una lettura realistica. Sarebbe più utile riflettere sul carattere nazionale, la fissità dei nostri assunti culturali, sul perché non riusciamo a emanciparci da una secolare e consolidata tradizione di fare e concepire la politica; se il degrado del momento non sia piuttosto l¿inevitabile epifenomeno della nostra indole. Si pensi alla fine ingloriosa di tanti leaders che hanno provato, con tutti i loro limiti, ma qui è secondario, a modificare la struttura amministrativa del Paese. Su per li rami si dovrebbe riandare a quanto nel tempo è servito a consolidare come siamo oggi. In sostanza risalire alle cause e per farlo riannodare il lungo filo che si è fatto tanto forte da condizionarci; ritornare a quegli eventi che hanno impresso una impronta fondamentale al nostro paese. In sostanza ricollegare il presente alla nostra lunga storia.
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