L'indipendenza non è ancora avvenuta nelle colonie. I cittadini colonizzati hanno "guadagnato la libertà" - se esiste una libertà - senza comprendere l'immaginario coloniale. Questo studio, basato sull'opera dello scrittore francese Erik Orsenna, mette in luce la consapevolezza dell'assurdità dell'apparato discorsivo della ragione occidentale, caratterizzato da abusi, doppi sensi e presunti valori universali. Il ricordo di questo gioco ispira all'autore un approccio critico coerente. Inoltre, sancisce la decostruzione della "torre d'avorio" francese, l'insularità culturale in favore dell'intreccio culturale. Sotto le luci del pensiero postcoloniale, attingendo in gran parte al pensiero francese dell'alterità e all'imagologia delle corrispondenze, l'autore mostra come Erik Orsenna, attraverso i suoi personaggi, metta in primo piano le "eterotopie", la disseminazione e il principio di alterità che decostruiscono il vincolo unitario e i discorsi francesi dominanti della modernità. Questo saggio riposiziona quindi il dibattito nella critica letteraria postcoloniale, rinnovando le fonti della critica dell'infrastruttura discorsiva.