Questo trattato rivisita i teatri greci e arabo-musulmani da una prospettiva d'avanguardia per illuminare l'estetica del teatro a cui gli studiosi della Scuola dell'Orientalismo e della Scuola dell'Intelligenza Araba dovrebbero ritornare nei loro tentativi di valutare il teatro arabo-musulmano. Senza questa illuminazione, gli studiosi non riusciranno a leggere e valutare oggettivamente le pratiche istrioniche arabo-musulmane. Avvalendosi del duplice approccio di Abdelkbir Khatibi e procedendo dalla convinzione che il teatro è il risultato sia degli attori che degli spettatori, mentre il teatro è una creazione linguistica artistica, critica i risultati di queste scuole e sfida la scrittura orientalista. Questo trattato ritiene quindi necessario dissotterrare o, più precisamente, rivedere l'estetica d'avanguardia della performance per spiegare il concetto di teatro e mettere in discussione i risultati delle scuole in questione. Il trattato, infatti, dà un significativo lustro alla tragedia greca dal punto di vista delle avanguardie per indirizzare l'attenzione sull'urgente compito epistemologico di riconsiderare e decostruire la storiografia egemonica europea, che prospera creando "vuoti, assenze, decadenze, ellissi" nelle culture altrui.
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