Troppo sensibile o abbastanza sensibile per essere un arteterapeuta? E se la sensibilità, lungi dall'essere una debolezza, fosse piuttosto una condizione, un prerequisito per l'esercizio di questa funzione? Nel suo studio finale, l'autrice ripercorre il suo percorso attraverso le esperienze cliniche e il lavoro di ricerca, scoprendo nel tempo quanto questa sensibilità possa essere un grande punto di forza se accettata e ben gestita. L'etica, il quadro di riferimento e la supervisione, tra l'altro, sono tutti elementi essenziali per l'esercizio della professione. Estratto: "L'arteterapeuta non si immerge nella seduta con il soggetto. Questo è importante per non attenersi a ciò che il soggetto dice o fa, per mettere una certa distanza tra lui e i suoi affetti. L'arteterapeuta propone un altro spazio temporale, un altrove. Non è uno spazio sociale. Accoglie il soggetto nella sua singolarità e lo invita stimolando la sua creatività psichica (...). Invita il soggetto ad "andare incontro all'altro ma dentro di sé e propone un'apertura verso il soggetto dell'inconscio".
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