Questo libro è nato dai dati raccolti per una ricerca che mirava a indagare le esperienze vissute dei migranti e dei rifugiati a Johannesburg, in Sudafrica. Il libro sostiene che "quando la gente si sposta, la chiesa si sposta", affermando che la chiesa non è costituita dai templi costruiti nelle comunità locali, ma è un'esperienza religiosa vissuta incarnata dalle persone che migrano. Esplorando le loro esperienze vissute, lo studio ha smascherato le ideologie dominanti sulla migrazione e ha richiamato l'attenzione sulla sua complessità, sottolineando la necessità di una radicale trasformazione socio-politica e di una ridefinizione della missione per un'efficace missione cristiana. Lo studio ha dimostrato come le comunità di migranti si approprino della loro emarginazione per reinventare metafore di sopravvivenza, costruendo/decostruendo nuove forme di identità in questi spazi contestati. I teologi devono "vedere" in prima persona questo "lato inferiore della storia" (Gustavo Gutierrez), "ascoltare le storie delle vittime" (Choan-Seng Song), preservare la loro "memoria pericolosa" (Johann Baptist Metz) e, per quanto possibile, "accompagnarli" nella loro lotta per la liberazione e la dignità umana. Si tratta di una rinnovata chiamata a nuove frontiere della missione in un paesaggio globale in continuo cambiamento.