Una famiglia felice, coccole e dialogo. È quello che si legge su tutti i libri di fiabe, in tutti i manuali di pedagogia e psicologia che si studiano all'università, negli opuscoli distribuiti nelle strade. Ma è sempre così? Quest'opera può essere introdotta con un'emblematica frase di Oscar Wilde: I figli iniziano amando i loro genitori, in seguito li giudicano. Raramente, se non mai, li perdonano. Una volta finito di leggere UNA FAMIGLIA FELICE avrete capito anche il perché. >A Voi alcuni frammenti: Emozionato, appassionato, avendo presente l'inizio, la direzione, senza saperne lo sviluppo e la fine, accettandone con gioia la fatica, scrivo con occhi asciutti, accarezzando l'erba ancora presente, in luoghi nascosti ai più, nella mia anima, le mie pagine d'amore per mio figlio, per credere sempre più che la bellezza della vita sia nell'accoglienza delle fatiche quotidiane, nella ricerca delle parole per renderle vivibili. C'era una volta un bambino, ma tanto bambino, che sorrideva sempre, a tutti, alla vita, alla sua immagine riflessa sullo specchio. Sorrideva. Alla vita. Guardava con lo stupore della prima volta la bellezza che lo circondava. Il suo sorriso era uno scrigno in lui, ove riponeva il vissuto, il sole, i ricci raccolti sul fondo del mare da suo padre, le passeggiate in braccio alla nonna Giannina, i prati di Limone Piemonte, le ore spensierate nella sua cameretta con un libro tra le mani. Un giorno la mamma disse al bambino: "sino a poco tempo fa eri sempre sorridente, poi niente più sorrisi, chissà perché...". ... Nessuno sceglie quando venire al mondo. Così come nessuno decide quando lasciarlo. È possibile che, lungo il sentiero della propria vita, si possano raccogliere, nel cestello del proprio vissuto, tutte quelle esperienze che, una volta poste in esame sopra un tavolo al ritorno a casa, si rivelano per quella cardinalità che è tipica delle parabole, delle favole antiche e degli insegnamenti, coniati da un senso profondo del quale è impossibile scorgere il fondo? È una domanda antica e permeante, soffusa e spietata, che intercede qualsiasi pensiero non appena lo scrivano, in qualunque parte del mondo esso si trovi, si segga sulla sua seggiola ed abbia modo di impugnare la penna. Quanto è fattibile la misurazione del loro riverbero effettivo? La vibrazione innestata avrà una valenza a lungo gettito? Verrà ascoltata? Può davvero, la singola esperienza vissuta e respirata nell'intimo, protrarsi oltre la bolla dell'individuale ed andare ad influenzare concretamente il mondo altrui? ... "Il trionfo sui sovrani avversari ci ha fatto eredi delle loro rovine" Italo Calvino.
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