La medicina pubblica come istituzione nel XXI secolo deve essere compresa nei termini dei principi e degli aggiornamenti della teoria biologica, che costituisce il suo fondamento epistemico. In altre parole, il modo in cui comprendiamo la vita deve essere compreso nei termini della sua politicizzazione e della sua statistica: la biopolitica della popolazione. Dopo e con la "rivoluzione molecolare" del XX secolo si è consolidato il processo di "molecolarizzazione" della biologia [Morange, 1994: 6-8], estrapolato con successo al campo della medicina. Si è così aperto un divario tra la medicina molecolare e la medicina convenzionale, nella misura in cui la prima definisce le patologie in modo "genotipico-deduttivo", mentre la seconda è soprattutto "fenotipico-induttiva". La "molecolarizzazione" e la "geo-nazionalizzazione" portano a una divisione nel cuore delle tecniche, dei principi epistemici e dei metodi diagnostici al centro della medicina, che è alla base dell'emergere dei comitati etici nella sanità pubblica, una forma manifesta della nuova caratterizzazione della biopolitica genetica.
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