The codex Panciatichiano-Palatino 32 from the National Library in Florence is the oldest manuscript of the Novellino. It is the first Italian attempt to compile an organic collection of novellas, and it precedes the famous work by Boccaccio by several decades. This work represents a true-to-the original transcription of the entire manuscript with a detailed analysis of the abbreviations and graphic symbols.
Il codice Panciatichiano-Palatino 32 della Biblioteca Nazionale di Firenze è il manoscritto più antico del Novellino. L'autrice ha preferito questo codice ritenendolo il più genuino fra tutti, senza mai però perdere d'occhio tutta la problematica ad esso legata e pertinente: valore artistico, edizioni, archetipo, autore.
Questo volume è la trascrizione fedele del manoscritto, frutto di uno studio paleografico che offre un'analisi approfondita delle abbreviazioni e dei simbolismi grafici in esso contenuti. Ampie sono anche le Note sulla lingua dalle quali risulta un'orogine piuttosto lucchese e non pisana del codice. L'analisi dell'interpunzione ha confermato la sua esistenza nel codice, ha inoltre permesso di distinguere vari segni interpuntivi e, conseguentemente, di specificare il loro ruolo all'interno del periodo.
Secondo C. Segre con questa edizione l'autrice ottiene due risultati: quello fondamentale, diretto, è di fornire una trascrizione attendibile di un codice così importante; quello secondario, indiretto, è di proporre un modello di descrizione e di analisi cui si dovranno attenere quanti vorranno allestire, per altri manoscritti, una trascrizione e descrizione analoga.
Il codice Panciatichiano-Palatino 32 della Biblioteca Nazionale di Firenze è il manoscritto più antico del Novellino. L'autrice ha preferito questo codice ritenendolo il più genuino fra tutti, senza mai però perdere d'occhio tutta la problematica ad esso legata e pertinente: valore artistico, edizioni, archetipo, autore.
Questo volume è la trascrizione fedele del manoscritto, frutto di uno studio paleografico che offre un'analisi approfondita delle abbreviazioni e dei simbolismi grafici in esso contenuti. Ampie sono anche le Note sulla lingua dalle quali risulta un'orogine piuttosto lucchese e non pisana del codice. L'analisi dell'interpunzione ha confermato la sua esistenza nel codice, ha inoltre permesso di distinguere vari segni interpuntivi e, conseguentemente, di specificare il loro ruolo all'interno del periodo.
Secondo C. Segre con questa edizione l'autrice ottiene due risultati: quello fondamentale, diretto, è di fornire una trascrizione attendibile di un codice così importante; quello secondario, indiretto, è di proporre un modello di descrizione e di analisi cui si dovranno attenere quanti vorranno allestire, per altri manoscritti, una trascrizione e descrizione analoga.