Nel dodicesimo volume de "L'Opera" e terzo della "Trilogia della Fortezza" (Erasmo, Montaigne, Voltaire), alla maniera di Voltaire, si narra di un Venusiano, Zorbat, che giunge accidentalmente sulla Terra, dove incontra un principe umano dal cuore feroce. Tra le mura dorate di un sontuoso palazzo, la mente limpida e illuminata di Zorbat si scontra con l'ego brutale del sovrano terrestre. Ogni parola detta è un pugnale, ogni virtù del principe venusiano è uno specchio che riflette l'inadeguatezza dell'umano. Ma c'è un limite a quanto il principe terrestre può tollerare prima che l'ira si trasformi in violenza. Così, Zorbat si ritrova a dover sfuggire da un mondo dove la virtù è vista come una minaccia. Un racconto crudo e paradossale che mescola l'umorismo alla tragedia, e la saggezza cosmica alla piccolezza umana. Un'opera enigmatica che frantuma ogni pretesa di grandezza terrestre, elevando l'irrazionale alla sua più pura forma di verità.
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