Lusingato dall’impresa ed altrettantemente (in)consapevole della mia inadeguatezza, con la coscienza di un criceto, ho accettato di stendere la prefazione a questa “quintessenza di visione del mondo di Ferruccio Sangiacomo”, eclettico studioso, fatta di “fondamentali” e di “aforismi” che ne sono la declinazione terrena/prosaica.
Non so trovare la motivazione terrena-profonda che mi ha mosso a questa adesione; ma questo forse fa parte del “gioco” al quale sono stato invitato. L’amicizia e la stima reciproca che ci lega da tempo è fuor di discussione. Ma da qui a farmi fare la prefazione ad un testo profondo e frutto di prolungate riflessioni-inquietudini interiori il passo non è breve. Provo comunque ad affacciarmi sugli scenari da lui disegnati. Lo accetto, vista la sua imperiosa ed indiscutibile richiesta, solamente come pegno di imperitura fratellanza.
Lo ammetto, Ferruccio Sangiacomo mi ha messo a dura prova, non essendo chi scrive un filosofo, forse un dilettante-aspirante epistemologo, ma per lo più un semplice studioso e cultore della salute e delle malattie di chi invecchia.
Chi legge avrà già intuito che la regola aurea che viene richiesta all’estensore della prefazione - ovvero quella di saperne molto di più dell’autore del libro e di esprimere-garantire autorevolezza e competenza - è qui ahimè infranta.
Anche le pallide reminiscenze di filosofia che affiorano da un tempo lontano - grazie ancora al mitico e mai dimenticato Prof. Gatti di immensa cultura, del Calini di Salò - sono indubbiamente impolverate e forse anche un pò arrugginite. Non mi sono pertanto di grande ausilio. Poca cosa questi brandelli di memoria impolverati ed arrugginiti per chiosare l’architettura filosofica che nel testo di Sangiacomo prende forma.
E poi dagli anni ’70 ad oggi il mondo ha subito un cambiamento radicale che non è facile da riassumere in poche parole ma è sotto gli occhi -sotto la pelle- di tutti coloro che hanno vissuto da adulti gli ultimi 40-50 anni.
Che hanno visto in modo più o meno lacerante o entusiasmante, secondo i punti di vista, una sempre maggiore crisi dei grandi sistemi di valori, e dell’ambizione di poter ordinare il mondo secondo una visione illuministica (deterministica), dalla quale ha preso le mosse gran parte di quello che viene chiamato pensiero moderno.
“Ciò che mi preoccupa è che si vada diffondendo uno scetticismo diffuso, un disimpegno ai valori forti, la convinzione che nulla vi sia nella vita che valga la pena di realizzare se non il proprio piacere e la propria istantanea felicità. Ci si disimpegna dal rischio della responsabilità, non si vuole crescere, si vuole restare in un’infanzia non più innocente ma comunque non responsabile .. ci si rifiuta di farsi carico degli altri .. si coglie l’attimo e nient’altro” (cardinale Carlo Maria Martini).
Vengo al dunque. La weltanschauung di Ferruccio è molto nitida e assolutamente deterministica.
Ferruccio, per comprendere la propria vocazione, prende contatto con la propria coscienza, con il nucleo centrale del suo essere. Con questo stato interiore comprende ciò che è chiamato a fare, ed inizia un percorso per poter realizzare la propria vocazione.
E ci parla con eclettismo creativo e con vene poetico-filosofiche della sua visione del mondo, con ironia, note di comicità, che traspare anche dalle sue opere pittoriche.
Dott. Orazio Zanetti, Geriatra
“Non fu parco con le parche” (come ebbe a dire Ferruccio Sangiacomo)
Non so trovare la motivazione terrena-profonda che mi ha mosso a questa adesione; ma questo forse fa parte del “gioco” al quale sono stato invitato. L’amicizia e la stima reciproca che ci lega da tempo è fuor di discussione. Ma da qui a farmi fare la prefazione ad un testo profondo e frutto di prolungate riflessioni-inquietudini interiori il passo non è breve. Provo comunque ad affacciarmi sugli scenari da lui disegnati. Lo accetto, vista la sua imperiosa ed indiscutibile richiesta, solamente come pegno di imperitura fratellanza.
Lo ammetto, Ferruccio Sangiacomo mi ha messo a dura prova, non essendo chi scrive un filosofo, forse un dilettante-aspirante epistemologo, ma per lo più un semplice studioso e cultore della salute e delle malattie di chi invecchia.
Chi legge avrà già intuito che la regola aurea che viene richiesta all’estensore della prefazione - ovvero quella di saperne molto di più dell’autore del libro e di esprimere-garantire autorevolezza e competenza - è qui ahimè infranta.
Anche le pallide reminiscenze di filosofia che affiorano da un tempo lontano - grazie ancora al mitico e mai dimenticato Prof. Gatti di immensa cultura, del Calini di Salò - sono indubbiamente impolverate e forse anche un pò arrugginite. Non mi sono pertanto di grande ausilio. Poca cosa questi brandelli di memoria impolverati ed arrugginiti per chiosare l’architettura filosofica che nel testo di Sangiacomo prende forma.
E poi dagli anni ’70 ad oggi il mondo ha subito un cambiamento radicale che non è facile da riassumere in poche parole ma è sotto gli occhi -sotto la pelle- di tutti coloro che hanno vissuto da adulti gli ultimi 40-50 anni.
Che hanno visto in modo più o meno lacerante o entusiasmante, secondo i punti di vista, una sempre maggiore crisi dei grandi sistemi di valori, e dell’ambizione di poter ordinare il mondo secondo una visione illuministica (deterministica), dalla quale ha preso le mosse gran parte di quello che viene chiamato pensiero moderno.
“Ciò che mi preoccupa è che si vada diffondendo uno scetticismo diffuso, un disimpegno ai valori forti, la convinzione che nulla vi sia nella vita che valga la pena di realizzare se non il proprio piacere e la propria istantanea felicità. Ci si disimpegna dal rischio della responsabilità, non si vuole crescere, si vuole restare in un’infanzia non più innocente ma comunque non responsabile .. ci si rifiuta di farsi carico degli altri .. si coglie l’attimo e nient’altro” (cardinale Carlo Maria Martini).
Vengo al dunque. La weltanschauung di Ferruccio è molto nitida e assolutamente deterministica.
Ferruccio, per comprendere la propria vocazione, prende contatto con la propria coscienza, con il nucleo centrale del suo essere. Con questo stato interiore comprende ciò che è chiamato a fare, ed inizia un percorso per poter realizzare la propria vocazione.
E ci parla con eclettismo creativo e con vene poetico-filosofiche della sua visione del mondo, con ironia, note di comicità, che traspare anche dalle sue opere pittoriche.
Dott. Orazio Zanetti, Geriatra
“Non fu parco con le parche” (come ebbe a dire Ferruccio Sangiacomo)