Il romanzo è la storia della famiglia Tortorelli e abbraccia un arco di tempo di quasi sessanta anni. Voce narrante è Francesco, figlio di Enzo e Agnese, che porta lo stesso nome del nonno paterno. In seguito ad una ristrutturazione dell'azienda in cui lavora, Francesco viene messo in mobilità. Sul treno di ritorno che lo riporta alla Città molto, molto lontana riemergono come in un lungo flashback pagine di vita trascorsa. È un romanzo di formazione e tanti sono coloro che si affacciano sulla scena, sullo sfondo della Storia. È un viaggio attraverso l'Italia, dapprima nella Lucania della civiltà contadina degli anni '50 e '60, poi nell'Italia della contestazione giovanile e delle lotte operaie a Milano, tra gli anni bui del terrorismo. In seguito nella società dominata dal consumismo e dall'individualismo in cui non c'è spazio per la solidarietà sociale, fino ai nostri giorni, nella società post-industriale. I passaggi da una società all'altra non sono indolori. E mentre nella società contadina chi paga lo scotto del passaggio sono i contadini e i braccianti, costretti ad emigrare al Nord, diventando così merce per essere immessa nei processi produttivi delle fabbriche e sfruttati, con salari da fame, nella società industriale chi paga il prezzo più alto sono gli operai, gli impiegati e i tecnici, che a seguito di ristrutturazioni vengono buttati via come merce inutile. Da Matera, dove il protagonista nasce e scopre l'incanto, al Nord dove vede corrompersi l'innocenza del mondo, combatte numerose battaglie e le perde, mai domo ma sempre stupito dalla bellezza delle cose intorno a sé. Si possono cogliere attraverso questo percorso i cambiamenti avvenuti nel corso dei decenni. Il romanzo riconduce il lettore a certe atmosfere caratteristiche del secondo dopoguerra italiano. E' un viaggio nel dolore, terapeutico per Francesco, con continui colpi di scena. Nel libro emergono i sentimenti per la vita, l'amore del protagonista verso gli altri, l'amicizia che forte costituirà il collante della sua esistenza. Così come l'amore per le donne, da quelle della sua famiglia a tutte le altre incontrate negli anni. "A ches du povrjdd nan monch 'u stuzz du pèn". In queste parole della nonna è racchiuso il segreto del mondo contadino. E nel pane di Matera e nella sua fragranza è custodita la storia della città e della sua gente. I protagonisti, da Francesco fino ad Anna, sono personaggi simbolici. Francesco è l'antieroe, perde quasi tutte le sue battaglie e con il suo apparire non convenzionale, fa risaltare il carattere degli altri. È il simbolo dei tanti giovani assetati di futuro. Coerente con i valori inculcatigli dai genitori e dai nonni, non li abbandonerà mai neanche nei momenti più difficili. Sa che la vita è un ring e da quel quadrato non può scappare. Salirà sulla pedana, accettando ogni volta la sorte. Sa che ci sono più round, certe volte perdi, altre volte vinci. A volte colpisci, altre volte sei colpito. Poi ci si rialza, ci si rialza sempre e comunque. Francesco ad ogni caduta testardamente si rialzerà. Il destino ineluttabile accompagnerà il protagonista per tutto il romanzo. Si affronteranno l'uno contro l'altro ad armi impari e con alterne fortune, con la morte sempre in agguato. Il finale è aperto e i personaggi con le loro contraddizioni e le loro fragilità restano tali anche quando sono apparentemente forti.