Dall’incipit del libro:
Da parecchi anni abbandonata e chiusa, la vecchia ferriera si era riaperta.
Alle antiche macchine, arrugginite nell’inazione e scartate dal progresso, erano state sostituite delle nuove, di modello recentissimo, che lavoravano accordando il loro cupo rumore ai sordi tonfi del maglio e allo scroscio ininterrotto della cascata, precipitante con schiumoso salto dalla scogliera a picco del baratro nel fiume scorrente, grosso e minaccioso, fra i ripidi e selvosi monti della vallata selvaggia.
Lavoro e vita erano ritornati nella pittoresca gola di quelle montagne. E vi erano ritornati per l’ultima volontà di Giorgio Lanciani, l’arcigno e solitario signore, nato e cresciuto nella borgata di riva il lago.
Da parecchi anni abbandonata e chiusa, la vecchia ferriera si era riaperta.
Alle antiche macchine, arrugginite nell’inazione e scartate dal progresso, erano state sostituite delle nuove, di modello recentissimo, che lavoravano accordando il loro cupo rumore ai sordi tonfi del maglio e allo scroscio ininterrotto della cascata, precipitante con schiumoso salto dalla scogliera a picco del baratro nel fiume scorrente, grosso e minaccioso, fra i ripidi e selvosi monti della vallata selvaggia.
Lavoro e vita erano ritornati nella pittoresca gola di quelle montagne. E vi erano ritornati per l’ultima volontà di Giorgio Lanciani, l’arcigno e solitario signore, nato e cresciuto nella borgata di riva il lago.