Se si è nati dove e quando si parlava solo il dialetto, non importa quali studi si siano fatti e quali vicende ci abbiano accompagnato ad accantonare la parlata di un tempo: prima o poi emerge, con determinazione, la voglia di ripensare quegli etimi, di riascoltare quelle voci, di scrivere quello che forse non era destinato, allora, ad essere scritto. Succede. Succede anche a chi, come Luciano Montanari, sa scrivere molto bene in Italiano, prova ne siano le sue produzioni di racconti e romanzi. In questa silloge di venti poesie in lingua ferrarese troviamo voci antiche, genuine e spontanee, che documentano una conoscenza sincera e schietta di questa "strana parlata", con l'apporto di qualche voce recente, certo, com'è naturale che sia. E sempre precisa e incisiva è la descrizione dei moti dell'animo, delle stagioni, dei luoghi e delle cose, con le parole di questa lingua "poveretta", ma in realtà di una preziosità unica. (Floriana Guidetti Bacilieri)
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