Questo libretto, forse meglio libello, per i suoi contenuti critico-satirici è il tentativo di raccontare la storia di una società medica, l'Angiologia, non attraverso noiose e fredde enumerazioni di eventi congressuali, cariche onorifiche, numero di produzioni scientifiche e via dicendo, bensì attraverso i personaggi che vi hanno circolato sia attivamente che passivamente. Non è una raccolta di biografie né un tentativo di un romanzetto storico, bensì il tentativo di descrivere i personaggi, lasciandoli senza nome, tratteggiandoli prevalentemente nel loro lato umano e marginalmente scientifico e immergendoli nel loro contesto sociale e regionale. Vizi e Virtù o forse più vizi che virtù. L'anonimato degli attori sembra fatto ad arte per incuriosire il lettore ma anche forse per universalizzare alcuni comportamenti criticabili comuni a tanti "lei non sa chi sono io", non solo nel mondo della Medicina. "L'autore è fra i migliori degli addetti al culto della Dea Angiologia, se non il migliore; ovvio, quindi, che così lo abbiano sempre guardato e lo guardino ancora, che indossi il camice bianco in studio o il blazer blu d'ordinanza nei congressi internazionali. La sua identificazione con Gia (lui la chiama così, con un geniale diminutivo che libera il precedente 'Angiolo') è tanto naturale e perfetta che nessuno si chiede da dove nasca, come venga alimentata. Questo libro è molto più che una raccolta di ritratti; è una lezione e - insieme - una confessione. Coincidono, perché nessuno può davvero insegnare se non quello che ha appreso vivendolo". (Claudio Petruccioli) I proventi derivanti dai diritti d'autore di questo libro vengono devoluti a Global Health Telemedicine Onlus.
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