Nel quadro di una cultura contemporanea postmoderna generalizzata e poco centrata sui temi più significativi di una fluida e sempre meno consistente attualità, sfocata da un aberrante ed equivoco pluralismo culturale, nella quale il fenomeno del decentramento della società è sintomo di una distrazione verso la struttura del senso della parola, fenomeno, questo, che denota una sovversione dei modelli ermeneutici tradizionali del pensiero, la frammentarietà dell'informazione si inserisce, in questa evanescente prospettiva, come surrogato di una forma di informazione che conosce, nella sua estrema sintesi, la sua ragion d'essere. L'aforisma, la cui brevità lo colloca, di diritto, in questa esigenza culturale, soddisfa con efficacia la richiesta di una cultura predigerita, capace di orientare il lettore nei meandri dell’incontinenza editoriale, paragonabile quasi a un’incontenibile proluvie di ventre, verso la quale egli manifesta un certo imbarazzo, il quale si traduce nel cauto rifiuto di una scelta culturale frettolosa, dannosa al punto da farlo apparire sempre meno esigente e più superficiale, avvezzo a essere lusingato da una insonnolita critica di due soldi che lo solleva dalla responsabilità di sviluppare un pensiero critico su quanto esperisce attraverso il rumoroso rito della lettura.