Alessandro Blasetti è un padre del cinema. A malapena però si ricordano i titoli di qualcuno dei suoi film: La corona di ferro, La cena delle beffe, Quattro passi tra le nuvole. Eppure senza Blasetti il grande schermo per come lo conosciamo non esisterebbe. Fu mente e braccio della rinascita del cinema italiano alla fine degli anni '20. Come regista fu precursore del neorealismo (almeno in due occasioni distinte), del low fantasy, del cinema a episodi, dei documentari d'exploitation e della fantascienza distopica televisiva. Ideò la Scuola Nazionale di Cinematografia. Fu maestro dei "piani sequenza", quando ancora nessuno sapeva cosa fossero, e scopritore di talenti dietro e davanti alla macchina da presa, da Alida Valli a Pietro Germi. Eppure rimane sullo sfondo della Storia. Era il regista con gli stivali nelle caricature degli anni '30 e in quelle del dopoguerra (Steno lo definì affettuosamente cowboy del Quadraro). Ma forse Blasetti fu proprio come il Gatto della favola, che prese il nostro cinema orfano, per portarlo alla grandezza che gli spettava.
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