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Il volume rielabora, con revisione del testo e aggiornamenti bibliografici, la ricerca svolta nel 2008 per il Centro Militare di Studi Strategici, che l’Autore ringrazia per l’autorizzazione all’utilizzo. Il volume inoltre riprende per gli anni più recenti l’argomento della precedente opera Europa-Stati Uniti: un Atlantico più largo?, pubblicata nel 2001 nella collana del Ce.Mi.S.S. presso l’editore Franco Angeli. Il periodo in essa affrontato si arrestava infatti alle elezioni presidenziali americane del novembre 2000, quasi un anno prima degli attentati del terrorismo islamico sul territorio…mehr

Produktbeschreibung
Il volume rielabora, con revisione del testo e aggiornamenti bibliografici, la ricerca svolta nel 2008 per il Centro Militare di Studi Strategici, che l’Autore ringrazia per l’autorizzazione all’utilizzo. Il volume inoltre riprende per gli anni più recenti l’argomento della precedente opera Europa-Stati Uniti: un Atlantico più largo?, pubblicata nel 2001 nella collana del Ce.Mi.S.S. presso l’editore Franco Angeli. Il periodo in essa affrontato si arrestava infatti alle elezioni presidenziali americane del novembre 2000, quasi un anno prima degli attentati del terrorismo islamico sul territorio americano dell’11 settembre 2001, che aprirono una nuova fase delle relazioni internazionali e soprattutto, svanita la luna di miele iniziale, peggiorarono le già difficili relazioni tra le due sponde dell’Atlantico. La ricostruzione storica dei rapporti transatlantici nel lungo periodo, durante la Guerra Fredda e negli anni ’90 del secolo XX, viene richiamata, ove necessario, per mostrare continuità e discontinuità rispetto agli anni più recenti.Le relazioni transatlantiche possono essere analizzate a diversi livelli di profondità. L’analisi meno illuminante è quella di politici e giornalisti, appiattita sul breve periodo, che ha attribuito la crisi principalmente alla linea dell’amministrazione Bush; se il commentatore era più obiettivo, incolpava anche la rigidità della coppia Chirac-Schröder, parallela all’unilateralismo del Presidente americano.Assai più valida è la prospettiva degli studiosi di scienza politica e di studi strategici, che già negli anni ’90 avevano descritto la tensione dei rapporti transatlantici, indicando giustamente come la rivoluzione geopolitica conseguente alla caduta del muro di Berlino avesse minato la coesione dell’Occidente, più forte durante la Guerra Fredda. La caduta delle Torri Gemelle, un decennio dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, non ha fatto altro che accentuare una crisi già in atto.Un terzo e più approfondito livello di analisi colloca gli avvenimenti dell’ultimo quarto abbondante di secolo in una prospettiva storica di più lungo periodo. In altre parole, la crisi delle relazioni euro-americane per la guerra all’Iraq è stata certo aggravata da errori ed eccessi polemici imputabili a policymakers e opinion leaders, ma è stata comunque il riflesso di mutamenti strutturali del sistema internazionale che hanno rimesso in primo piano un diverso approccio alle relazioni internazionali che ha una profondità storica di lungo periodo. Sintetizzando al massimo una delle tesi di fondo qui sostenute, si può affermare che il periodo della Guerra Fredda ha costituito una parentesi di coesione tra due epoche nelle quali l’approccio degli Stati Uniti e dei Paesi europei alla realtà internazionale è stato profondamente diverso, perché diverse sono la loro cultura politica ed esperienza storica. Senza peraltro dimenticare che comunque Europa e Stati Uniti restano oggi le due civiltà più simili nel contesto mondiale.