La storiografia della famiglia nasce intorno alla metà del XX secolo, ma, come è ampiamente noto, ha suscitato un vero interesse solamente nel corso degli ultimi decenni. Questo perché fattori come lo sviluppo del lavoro femminile al di fuori delle mura domestiche, l'aumento esponenziale dei divorzi e l'emergere dei movimenti femministi, di volta in volta, di fase in fase, hanno contribuito a motivarne tanto interesse. Inoltre l'analisi dei processi di lungo periodo, prerogativa di studio appannaggio della demografia storica, hanno origine proprio in quella sorta di "microcosmo" che costituisce il nucleo familiare. Essi rappresentano infatti il risultato di una serie di comportamenti, di decisioni e di eventi che vanno dalle scelte matrimoniali al desiderio di avere figli, dalle dinamiche legate alle partenze e ai ritorni di quanti devono emigrare a quelle relative al fine vita, che ogni giorno accadono "sotto uno stesso tetto", fra le mura domestiche di un'abitazione familiare. Lo studio della famiglia dunque, per le innumerevoli, inevitabili e implicite complicazioni ad essa correlate, ha dovuto nel tempo allargare notevolmente i propri confini, ponendosi così in vicinanza e adiacenza con alcune discipline economiche e sociologiche, nonché con quelle antropologiche e culturali. Poiché oltre ad essere un peculiare luogo di aggregazione, lato sensu, la famiglia è il luogo dove ogni individuo viene, in un modo o nell'altro, formato e strutturato psicologicamente, il palco dove viene messo quasi teatralmente in scena l'antico gioco delle parti, e dove il ruolo delle parentele assurge in tutta la sua frammentarietà. Dentro di essa infine si stabiliscono le regole e i tempi attraverso cui le risorse economiche verranno poi trasferite da una generazione all'altra; un elemento, quest'ultimo, denso di pragmaticità e portatore di conseguenze dirette e indirette. La famiglia è pertanto senza dubbio un fenomeno storico complesso, al quale è impossibile applicare qualsiasi forma di reductio ad unitatem.