Che rapporto c’è fra ecologia e senso religioso? Nessuno, rispondono quanti hanno di essa una visione riduzionistica e antropocentrica. Per costoro, l’ecologia è una disciplina tecnico-scientifica, cui spetta il compito (che somiglia molto a una missione impossibile) di trovare i mezzi migliori per consentire all’uomo (senza aggettivazioni, ma che in realtà è l’uomo occidentale moderno) di preservare il suo stile di vita basato su uno sviluppo crescente in un mondo dalle risorse limitate. La relazione è invece molto stretta se l’ecologia è pensata, come propongono gli autori dei contributi qui raccolti, come concezione del mondo. In questo caso, l’uomo viene considerato parte integrante di un tutto che, non può essere semplicemente oggetto di contemplazione, ma che va vissuto rispettando i legami profondi che lo caratterizzano. In tale ottica olistica, la spiritualità ha allora una funzione molto importante da svolgere, a condizione che riscopra il suo senso originario che, come ci insegnano soprattutto (ma non solo) le religiosità primitive, arcaiche, consiste nel religare, nel collegare solidaristicamente l’uomo e le cose alla grande catena dell’essere. Edward Goldsmith è il fondatore della più importante rivista europea di ecologia, The Ecologist. Co-fondatore dell’International Forum on Globalization, ha scritto quindici libri di fama internazionale; tra quelli pubblicati in Italia, ricordiamo: "La morte ecologica" (Laterza, 1972), "5000 giorni per salvare il pianeta" (Zanichelli, 1990), "La grande inversione" (Muzzio, 1993), "Il Tao dell’ecologia" (Muzzio, 1997), "Processo alla Globalizzazione" (Arianna Editrice, 2003).