Come sempre quando si tratta dei libri di Salvatore Fazìa, qui autore a quattro mani con l’artista Luciano Lora, anche Ambaradam è un testo intrigante, che sin dal titolo stuzzica l’attenzione e la memoria, perché il termine ci è familiare... Infatti l’Amba Aradam è un altopiano africano dove, durante la Guerra d’Etiopia, nel febbraio del 1936, ebbe luogo una celebre battaglia tra le forze italiane e le forze etiopi. Gli eventi accaduti durante la battaglia, che ha visto un continuo alternarsi di alleanze e controalleanze, hanno originato il termine italiano ambaradan, che significa confusione, impresa complessa, baraonda. Diciamo questo solo per spiegare per quale motivo il titolo suoni conosciuto, perché Ambaradam non parla né di guerra né dell’Africa, anche se nelle pagine introduttive c’è un accenno all’origine storica del nome, ma è dedicato ad una serie di mostre “tra arte e non arte”, curate appunto da Luciano Lora e Salvatore Fazìa, ospitate a Villa Valmarana di Velo d’Astico negli anni 2005, 2006 e 2007. Il libro potrebbe sembrare una sorta di guida a queste mostre, con una parte centrale fotografica che documenta le opere esposte nelle diverse edizioni, ma, come suggeriscono i suoi autori, più che come catalogo va letto come rappresentazione narrativa e scenografica del fenomeno non-artistico. In questo senso è molto interessante l’ultimo, ampio capitolo, che affronta l’argomento della non arte e dei suoi protagonisti, da Duchamp, col suo concetto di “ready made”, in avanti. Il libro in un certo senso riprende i contenuti di “in Contemporanea”, precedente pubblicazione del solo Fazìa, in cui si difende il diritto di giudicare l’opera d’arte senza essere influenzati da presentazioni che in qualche modo suggeriscano che cosa pensarne. Anche Ambaradam non offre al lettore descrizioni o commenti, ma idee e pensieri utili a cercare di capire. Per restare in tema, è una “non-guida” ad una mostra di “non-arte”...