Tutti conoscono Erode, quasi nessuno suo padre Antipatro, governatore di Giudea (104.a.C.-43 a.C). Flavio, in Antichità Giudaiche, XIV, fa di lui un giudeo teleios/perfetto, pio, giusto, amante della patria - secondo la lettura di Nicola di Damasco, lo storico di Erode il Grande, che vive a corte fino alla sua morte, per poi passare a quella di Gaio Cesare Ottaviano Augusto, a Roma. Secondo noi, Antipatro è un aramaico, di formazione e di pensiero farisaico-essenico, antisadduceo, fedele al suo Tempio e al Sommo sacerdote ed etnarca. È un militare, un valoroso combattente per la sua patria contro i suoi avversari politici, contro i Nabatei e contro i romani invasori, corrotti, padroni della Siria e del mondo. E'"politikos", un politico capace di amministrare bene, di fare politica reale in situazione, freddo nel ragionamento e funzionale in ogni sua azione, calcolatore, opportunista, dopo studi situazionali: essere insieme ad Hyrcano con l'esercito di Pompeo contro Aristobulo, è una traumatica decisione, dolorosa per un fariseo costretto a vedere il tempio profanato dai romani, dopo tre mesi di assedio. Ogni sua scelta decisionale è ponderata sia con Pompeo che con Gabinio e con Crasso: pur da soggetto e subalterno, è a fianco di imperatores meritando la fiducia, il rispetto e l'amicizia di chiunque, perché capace di rimanere al suo posto, nonostante l'utilità funzionale, nella imperscrutabilità del personale pensiero. La decisione di cambiamento politico in senso cesariano, dopo il lungo servizio pompeiano, maturata dopo l'uccisione di Pompeo, a seguito della trappola, in cui è caduto il Dictator in Alessandria, risulta di salvezza per i cesariani e per lo stesso Cesare nella guerra alessandrina e determina un nuovo corso alla storia ebraica che diventa filoromana e giulia. La conseguente riconoscenza cesariana, sancita nei decreti filoebraici, è premio del suo tempestivo intervento militare, della sua capacità di coordinatore e mediatore politico, dotato di metrioths. Lo stesso rapporto con Hyrcano, ambiguo, e quello con Malico, equivoco, testimoniano un adattamento provvisorio, locale, settoriale, in relazione a situazioni più grandi, in contesti più complessi come quello della politica dell'imperium romano universale. Antipatro è uomo, che sa passare indenne nelle spire del primo triumvirato, servendo i tre viri dominatori e i loro corrottissimi legati, sopravvivendo anche alla guerra civile tra i cesaricidi e anticesaricidi e all'incipiente lotta tra Ottaviano, Antonio e Lepido. La sua morte per avvelenamento è opera di un Sommo sacerdote, conservatore, e di un avversario sadduceo, integralista: una stolida esecuzione in nome di una reazione momentanea in senso antiromano e di ventilati progetti filoparthici. La sua eredità politica del Regno di Giudea (38 - 4 a.C.), è raccolta da Giulio Erode, secondogenito, che, però, essendo filoromano e filelleno, determina una lunghissima guerra del popolo giudaico aramaico, filoparthico, fedele alla vecchia dinastia asmonea e alla sua tradizione mosaica, aizzato dagli esseni e dai farisei, contro l'impero romano e la casta sacerdotale sadducea, filoromana.
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