“Ancora vorrei conversare a lungo / con voi. […] Era così bello parlare / insieme”: in questi versi del Congedo del viaggiatore cerimonioso – scritti nel 1960 e dunque quasi a metà della sua carriera poetica, compresa tra il 1936, anno del suo libro d’esordio Come un’allegoria e il 1989, quando compose i suoi ultimi versi – si riassume quella che è la qualità più evidente e costante dell’intera opera letteraria di Giorgio Caproni, che risponde all’intento di svolgere una lunga conversazione con i suoi lettori, in un affabile susseguirsi di ritratti, emozioni, descrizioni, riflessioni proposti con cordiale immediatezza. Il lungo colloquio in versi e in prosa di Caproni, spesso ma non sempre in prima persona, affronta un’ampia serie di temi universali ed è proprio questa sua dimensione “popolare” (e vedremo meglio più avanti il significato di questa parola per il nostro scrittore) che motiva il crescente interesse per lui che, con sempre maggior convinzione, la critica e i lettori ritengono tra i maggiori del secondo Novecento italiano; e dunque la prima ragione all’origine di questo libro è il proposito di far conoscere la figura umana e l’opera letteraria di Giorgio Caproni soprattutto agli italiani e ai discendenti di italiani che vivono all’estero, disseminati nei cinque continenti. [Estratto dall'introduzione del prof. De Nicola]