Questo libro è l'"antifiaba" di un'Italia propagandata come mite e accogliente, sentimentalista e mammona. È uno schiaffo sulla faccia di quella società civile e democratica, che ignora le grida di libertà lanciate dai ghetti italiani per migranti, scardinando il velo delle ipocrite presuntività. Il salto di paradigma da Paese di emigranti e terra di approdo rappresenta la declinazione, che Di Luzio utilizza per dimostrare il taglio di memoria storica operato e l'affermarsi di una cultura discriminatoria, sostenuta da narrative pubbliche, inclini a riproporre con ossessione il frame dell'invasione. Le scelte odierne hanno inaugurato una stagione di forte criminalizzazione dei migranti con una legislazione lesiva dei diritti umani e civili e una visione punitiva ed emergenziale. I profughi sono rifiuti umani senza alcuna funzione utile nella terra dove arrivano e soggiornano e senza realistica possibilità di essere mai inseriti nel nuovo corpo sociale; dal luogo che occupano, la discarica, non vi è ritorno, se non verso luoghi ancor più remoti. Fuori dai campi i profughi sono un ostacolo e un disturbo; dentro essi cadono nell'oblio. Non rimane null'altro che i muri, il filo spinato, i cancelli sorvegliati e le guardie armate. Zygmunt Bauman
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