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Nel libro di F. Pugliesi si fa riferimento alla città di Arento che spesso viene identificata con Bocchigliero. La situazione non è così. Dopo varie ricerche e ragionamenti siamo convinti che esiste un sito archeologico, quello dell’antica Arento, che va collegato al territorio denominato Basilicò. In tale assunto si colloca la ragione del presente lavoro, la quale, per essere sostenuta e vigorosamente affermata, ha avuto in precedenza altre iniziative.Così negli anni di maggiore passione, per reagire all’ambiente instauratosi allora e richiamare l’attenzione delle autorità, organizzammo la…mehr

Produktbeschreibung
Nel libro di F. Pugliesi si fa riferimento alla città di Arento che spesso viene identificata con Bocchigliero. La situazione non è così. Dopo varie ricerche e ragionamenti siamo convinti che esiste un sito archeologico, quello dell’antica Arento, che va collegato al territorio denominato Basilicò. In tale assunto si colloca la ragione del presente lavoro, la quale, per essere sostenuta e vigorosamente affermata, ha avuto in precedenza altre iniziative.Così negli anni di maggiore passione, per reagire all’ambiente instauratosi allora e richiamare l’attenzione delle autorità, organizzammo la prima mostra di pittura giovanile intitolata L’Arentina (4/8/68).Vi presero parte i giovani pittori D. Fontana, G. Filippelli, T. e F. L. Brunetti, E. Barrese, G. Fontana.Alla riuscita della mostra, oltre al citato D. Fontana, grande animatore e organizzatore, coadiuvarono molti giovani studenti. In tale occasione si dette l’avvio alla ricerca di opere antiche abbandonate. Vennero, in tal modo, alla luce le tele appartenenti agli altari demoliti della Chiesa Madre. Alcune, imbrattate di cemento e calce, presentavano l’orlatura volutamente tagliata per eliminar, raccontano, la parte più malandata…L’iniziativa culturale ebbe successo dal momento che spinse le autorità a titolare con lo stesso nome la Piazza comunale.L’organizzazione annuale della mostra, caduta in mano alla propaganda politica, durò pochi anni. Noi intanto vivevamo, disincantati, gli anni del boom del cemento, gli anni di frenetica espansione edilizia e di restauri incontrollati. Non sopportando tanto scempio, mettemmo su un’altra iniziativa finalizzata alla nascita di un club archeologico nella speranza di risvegliare qualche coscienza…Dopo una lettera alla sede centrale dell’Archeoclub di Roma per avere assistenza e lumi, nacque l’archeoclub Arento di Bocchigliero (22/4/89). Purtroppo, anche questo momento culturale, sotto la spinta ormai invasiva e totalizzante della politica, ebbe breve durata.L’ultima esperienza culturale da attuare, questa volta, con i ragazzi della scuola media attraverso un mio progetto archeologico sovvenzionato dalla Regione Calabria, si esaurì miseramente all’interno dello stesso istituto.A distanza d’anni ritorniamo sulla stessa linea di ricerca e conoscenza, di denuncia e di difesa con l’obiettivo, questa volta, di sostenere la salvaguardia di un territorio archeologico: Basilicò-Arento.Pertanto, con il presente intervento non si vuole avere la pretesa di fare la “storia“, ma si vuole solo riconsiderare, alla luce della nuova storiografia sui Brezi, l’origine di un piccolo centro silano.Siamo consapevoli che, quando ci si inoltra nel racconto di fatti ed eventi passati senza avere in mano la giusta e certa fonte documentativa, si rischia di fare come colui che, per arrivare ad una conclusione persuasiva, cerca caparbiamente di arrampicarsi sugli specchi. P.G. Guzzo così dice e aggiunge che in tal modo si rischia di fare la storia dell’immagine riflessa). Per arrivare ad una conclusione il più possibile convincente e senza forzature, cercheremo di utilizzare, per sommi capi, le esperienze e le testimonianze altrui di carattere generale applicate al particolare. Ci serviremo di quelle cognizioni, se pur esigue, offerte dall’archeologia dei luoghi trattati. Ci avvaleremo dello studio di quei particolari topos che gli antichi assegnavano, con assennata ragione, a luoghi e cose del territorio. Cercheremo, inoltre, di registrare alcuni fatti che la tradizione ha conservato fino a noi “ultimi“ destinatari i quali vissuti in tempi di velocità virtuale, non abbiamo saputo (o non ci è stato dato, o non abbiamo voluto) trovare il momento adatto per comunicarne la validità alle nuove generazioni.