Sono partito dal presupposto che più che di "esposizione" per quanto riguarda l'arte è opportuno parlare di "dialogo" o meglio di atto "contemplativo" con l'opera e con il messaggio fecondo che l'artista originariamente ci trasmette, per cui ho espresso tutta la mia perplessità rispetto all'atteggiamento culturale oggi invalso che definisco per questo "opinionistico" e superficiale. Esaminando allora problematica espositiva che qui viene assunta per pura necessità discorsiva ho cercato di penetrare il rapporto intimo tra arte e fruitore, indagando il senso della bellezza artistica e il bisogno di liberare l'alfabeto della poesia e dell'arte dal palcoscenico asettico in cui oggi è costretto. In particolare ho analizzato la novità del MAXI a Roma, di Zaha Hadid, il Guggenheim e "Le Musee du XX siecle" di Le Corbusier per esplorare gli aspetti innovativi le implicazioni culturali dell' arte museale contemporanea. Ho cercato poi di fornire non tanto una critica fine a se stessa quanto di proporre una chiave di lettura o soluzione propositiva, riferita alla "spirale" come concetto geometrico ma anche "filosofico" , come per Le Corbusier era il "Modulor", o per Leonardo l'immagine delle proporzioni umane o "Uomo Vitruviano". AUTORE : Alessandro Rigoselli, architetto, professionista, nato a Roma nel 1951, laureato nel 1977 con il prof. Bruno Zevi relatore il prof. Maurizio Sacripanti con una tesi di architettura museale dal titolo "Museo ad Amelia", ha approfondito da allora come progettista e teorico la problematica espositiva delle opere d'arte.