Perché una donna accetta un appuntamento a novanta giorni per aspettare un uomo mai visto in carne e ossa? Aspettami sembra una storia da social network, ma è di più: un solo social non basta per raggiungere l’amore. Protagonista è Beatrice, trentadue anni, la metà dei quali trascorsi a riprendersi da storie d’amore iniziate male e finite peggio. Intorno alla protagonista c’è la vita romana che la distrae, gli amici come sua nuova famiglia e la musica e il frastuono delle serate che la consola da un lavoro diverso da lei. Poi da un click su Facebook appare Serpe. Per tre mesi Beatrice immaginerà che Serpe sia esattamente l’uomo della sua vita, l’uomo che ha sempre desiderato; gli scambi di email tra i due, le promesse fatte durante le conversazioni su Skype, non fanno che avallare i suoi sogni. I messaggi privati s’intensificano, il desiderio di incontrarsi, anche. Come fare? Lui vive a Parigi, lei a Roma. E la distanza è destinata ad aumentare. Serpe, infatti, sta per partire per tre mesi in Sudamerica e il caso devia sempre l’incontro fisico dei due. Nell’ultima conversazione su Skype prima della partenza per Buenos Aires, Bea si offre di aspettarlo. Così ha davanti non solo tre mesi di trepidante attesa, ma altrettanti di astinenza. Tutto procede bene, fino a quando, dopo trenta giorni d’imperturbabile fermezza, arriva l’altro, bellissimo e stronzo quanto basta, a sconvolgere ogni sicurezza di Beatrice. Il giorno dell’appuntamento arriverà inesorabile, come ogni resa dei conti che si rispetti.