l cadavere di un uomo scheletrizzato viene rinvenuto per caso in uno stretto pianoro di montagna. Con ogni probabilità è stato assassinato ma a destare il maggior allarme sono le modalità del seppellimento. Completamente nudo, si trovava adagiato all'interno di una fossa chiusa con una griglia artigianale e celata con del fogliame. Perché non ricoprire la buca con la terra dello scavo? E la circostanza che fosse privo del dito di una mano, aveva attinenza con quella sepoltura dai contorni così singolari? Gli interrogativi che il vicequestore Gilardini e il viceispettore Rebecca Rei si posero una volta iniziate le indagini, si scontrarono con altre anomalie inquietanti: nessun indizio, nessuna arma del delitto, nessun movente e nessuna denuncia di scomparsa che potesse condurre all'identificazione del cadavere. Sembrava si fosse ritrovato lo scheletro di un fantasma. Ma perché uccidere un fantasma? Ed era ragionevole ritenere che un omicidio così apparentemente perfetto si potesse limitare a un unico caso, o si profilava l'ipotesi di un killer seriale seppur dai contorni del tutto evanescenti? E che relazione esisteva tra quel delitto e la donna tenuta prigioniera nella straziante attesa del suo sacrificio supremo?