Perché Atlantide non è stata ancora trovata? Sono trascorsi oltre due millenni da quando Platone ne parlò per la prima volta (in due dei suoi Dialoghi, il Crizia e il Timeo), senza che nessuno sia ancora riuscito a localizzarla...
Come mai? Possibile che l'uomo sia riuscito a mettere il piede sulla Luna e brancoli invece ancora nel buio per quanto riguarda la ricerca di un'isola che, stando a quanto racconta Platone, era sette volte più grande della Sicilia? O non sarà, per caso, che siano stati trascurati dei “particolari”, tipo le tracce di un cratere d'impatto (del diametro di circa trenta chilometri!), che sta proprio davanti allo Stretto di Messina?
In questo “miniebook” (il primo di una tetralogia con la quale sono fornite le prove che quell'isola occupava buona parte dell'area oggi sommersa dal Mar Tirreno), l'Autore ci conduce passo passo alla scoperta di quel cratere. E lo fa in una maniera davvero singolare: ci porta a conoscenza di un tipo di pietre che dalle sue parti (Melito di Porto Salvo in provincia di Reggio Calabria) le massaie e i marinai del luogo hanno sempre utilizzato per tenere pressati sott'olio alcuni ortaggi e prodotti ittici. Quelle pietre, denominate “petri i salaturi”, altro non sono che ejecta. Ovverosia materiale espulso ad altissima velocità e fortissimo calore dal luogo dell'impatto.
Ed è tramite lo studio della traiettoria di quell'espulsione che l'Autore giunse alla scoperta del cratere!
Come mai? Possibile che l'uomo sia riuscito a mettere il piede sulla Luna e brancoli invece ancora nel buio per quanto riguarda la ricerca di un'isola che, stando a quanto racconta Platone, era sette volte più grande della Sicilia? O non sarà, per caso, che siano stati trascurati dei “particolari”, tipo le tracce di un cratere d'impatto (del diametro di circa trenta chilometri!), che sta proprio davanti allo Stretto di Messina?
In questo “miniebook” (il primo di una tetralogia con la quale sono fornite le prove che quell'isola occupava buona parte dell'area oggi sommersa dal Mar Tirreno), l'Autore ci conduce passo passo alla scoperta di quel cratere. E lo fa in una maniera davvero singolare: ci porta a conoscenza di un tipo di pietre che dalle sue parti (Melito di Porto Salvo in provincia di Reggio Calabria) le massaie e i marinai del luogo hanno sempre utilizzato per tenere pressati sott'olio alcuni ortaggi e prodotti ittici. Quelle pietre, denominate “petri i salaturi”, altro non sono che ejecta. Ovverosia materiale espulso ad altissima velocità e fortissimo calore dal luogo dell'impatto.
Ed è tramite lo studio della traiettoria di quell'espulsione che l'Autore giunse alla scoperta del cratere!