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Così scrive Konrad Haebler nel suo capolavoro, l’Handbuch der Inkunabelkunde del 1925 (Alessandro Ledda ne sta allestendo una traduzione italiana): «Una carta... di un colore bianco calcinato indica che in epoca moderna l’esemplare è stato “lavato”, cioè trattato con particolari sostanze chimiche allo scopo di migliorarne l’aspetto o per eliminare le tracce di una cattiva conservazione, e aumentarne così il valore». È a partire da quest’uso di trattare i libri antichi come oggetti non di studio, ma di collezionismo – alla stregua di minerali o vasi etruschi –, e quindi di ripulirli dai segni…mehr

Produktbeschreibung
Così scrive Konrad Haebler nel suo capolavoro, l’Handbuch der Inkunabelkunde
del 1925 (Alessandro Ledda ne sta allestendo una traduzione
italiana): «Una carta... di un colore bianco calcinato indica che in epoca
moderna l’esemplare è stato “lavato”, cioè trattato con particolari sostanze
chimiche allo scopo di migliorarne l’aspetto o per eliminare le tracce di
una cattiva conservazione, e aumentarne così il valore».
È a partire da quest’uso di trattare i libri antichi come oggetti non di
studio, ma di collezionismo – alla stregua di minerali o vasi etruschi –, e
quindi di ripulirli dai segni della storia per restituire loro il presunto virginale
biancore delle carte cancellando segni di lettura, postille, note di
possesso, che si definisce il mio giudizio ancipite sulle Varie avvertenze di
Gaetano Volpi, che infatti a più riprese suggerisce tale modus agendi. In
altri termini, si tratta nel mio caso di un rapporto di amore/odio.
Amore, perché le pagine del Volpi trasudano di una sapienza ormai
perduta, che noi possiamo solo recuperare, e non senza sforzo e applicazione.
Professionista, assieme al fratello Giannantonio, dell’arte tipografica
(cosicché l’officina Cominiana da loro impiantata a Padova rappresentò
sempre un modello di stile e i suoi prodotti un oggetto di culto estetico),
Gaetano in queste nude schede ordinate alfabeticamente ha lasciato
un piccolo monumento alla cultura settecentesca del libro.
Odio, perché tutte le raffinatissime conoscenze del Volpi stentano a
innalzarsi verso una comprensione a tutto campo del significato dell’oggetto
librario – del suo essere assieme appunto testo e materia – e delle
biblioteche, per lui semplici raccolte di libri selecti. Mi ricorda troppo la
miopia di certi professori universitari, sfatte vestali di culti dimenticati,
severi custodi di tombe vuote.
Ma ciò che salva il Volpi, e fa delle Varie avvertenze (sia pur sotto il titolo
inventato Del furore d’aver libri, curioso falso perpetrato da una casa
editrice seriosa come Sellerio: ma non posso lamentarmi troppo, perché
faccio parte dell’associazione roveretana “Furore dei libri”...) non solo
una chicca erudita ma un piccolo successo editoriale, è l’ironia, la capacità
di sorridere delle proprie manie. Basti leggere, che so, la voce “Fanciulli” («Per questi convien chiudere le librerie e nascondere i buoni e scelti libri
»), o quella “Gatti” («Questi infestano le librerie col natural loro vezzo
di aguzzarsi l’ugne... e colla loro pestilente orina»), o ancora “Venditori di
formaggi e di salumi” («Debbono visitarsi spesso dagli amatori de’ libri,
mentre del continuo ne comperano e di stampati e di manoscritti per involgere
le loro merci»).
Grazie dunque a chi, con grande fatica, ci ripropone questa sapida
operetta, accompagnata per la prima volta – per quel che ne so – da un
intelligente tentativo di commento. Buona lettura!

EDOARDO BARBIERI

Tratto dalla Prefazione