Dopo che i tedeschi, con l’operazione Barbarossa, invasero l’Unione Sovietica, piazzando un colpo militare inaspettato, Stalin mise in campo tutte la sue forze.
Certamente l’ex Impero Russo, diventato sovietico, era un gigante addormentato e l’invasione non era stata prevista in quanto, con la Germania di Hitler, l’Unione Sovietica aveva firmato un patto di non aggressione.
Tra il 22 Giugno 1941 e il 9 maggio 1945, data considerata dai russi come la fine della Seconda Guerra Mondiale, quasi un milione di donne furono impiegate nelle forze armate sovietiche.
Non solo con compiti di ausiliarie, ma anche al fronte e in prima linea, sopportando l’orrore di una guerra combattuta, una guerra dura e senza pietà.
O si vinceva o si moriva!
In gioco c’era la Patria, la propria cultura e la libertà.
Anche nell’aviazione c’erano molte donne che volevano combattere ma la forzata convivenza con gli uomini creava diversi problemi.
Si pensò così di formare squadre di sole donne già dall’ottobre 1941. L’Alto Comando sovietico, su ordine preciso di Stalin, autorizzò Marina Raskova ad organizzare tre squadroni d’aerei da combattimento, tutti con piloti di sesso femminile, ma non solo anche ausiliarie, mavigatrici e motoriste.
Ma la storia di questa donna continua anche dopo la sua “morte”.
Certamente l’ex Impero Russo, diventato sovietico, era un gigante addormentato e l’invasione non era stata prevista in quanto, con la Germania di Hitler, l’Unione Sovietica aveva firmato un patto di non aggressione.
Tra il 22 Giugno 1941 e il 9 maggio 1945, data considerata dai russi come la fine della Seconda Guerra Mondiale, quasi un milione di donne furono impiegate nelle forze armate sovietiche.
Non solo con compiti di ausiliarie, ma anche al fronte e in prima linea, sopportando l’orrore di una guerra combattuta, una guerra dura e senza pietà.
O si vinceva o si moriva!
In gioco c’era la Patria, la propria cultura e la libertà.
Anche nell’aviazione c’erano molte donne che volevano combattere ma la forzata convivenza con gli uomini creava diversi problemi.
Si pensò così di formare squadre di sole donne già dall’ottobre 1941. L’Alto Comando sovietico, su ordine preciso di Stalin, autorizzò Marina Raskova ad organizzare tre squadroni d’aerei da combattimento, tutti con piloti di sesso femminile, ma non solo anche ausiliarie, mavigatrici e motoriste.
Ma la storia di questa donna continua anche dopo la sua “morte”.