Narrativa - racconto (13 pagine) - Una ragazza di periferia, una psicologa. E un angolo nero in fondo all'anima. Una storia ispirata dalla canzone Back to Black, di Amy Winehouse.
Aveva appena finito la sua birra scura, seduta sulla panchina dello skatepark, le gambe nude al sole, e non poteva credere d’essere lì, dove aveva sempre voluto essere. Bojan tirò su una canna, l’erba era buona, e mentre lui cantava canzoni stonate Sara giocava con Carlo a chi rideva per primo, guardandosi fissi; perdeva sempre, poi per pegno doveva tenere il tiro in gola per mezzo minuto. Sapeva che tutti e due erano innamorati di lei, ma non aveva idea di cosa provare a sua volta. Non era abituata a niente che fosse meno che doloroso: aveva un padre e una madre di merda, tossici, figli del servizio sociale e irrimediabili alcolisti, che non si erano mai accorti di lei, mentre figliavano avanti, come se avessero qualcosa di buono da rendere a questo mondo. Quando era incinta, la madre era felice, persino bella: poi tornava a gridare, bere e puzzare di fumo.
Simonetta Olivo è nata a Udine, in Italia, nel 1976. Vive a Trieste, dove lavora come psicologa in un servizio pubblico. Si dedica anche alla scrittura dal 2016. Ha pubblicato racconti sulla rivista Robot e in appendice a Urania Mondadori, oltre che in varie antologie tra cui Distopia (Millemondi Urania Mondadori), FantaTrieste (Kipple), 2050 – Quel che resta di noi (Delos Digital). Ha curato, assieme a Linda De Santi, l’antologia Atterraggio in Italia (Delos Digital). Come narratrice, ha al suo attivo due raccolte di racconti: Fantafiabe e Insogno (entrambe per Delos Digital). Con Speculative Fiction in Translation ha pubblicato Microverses nella rivista Words Without Borders. È membro fondatore del Collettivo Italiano Fantascienza.
Aveva appena finito la sua birra scura, seduta sulla panchina dello skatepark, le gambe nude al sole, e non poteva credere d’essere lì, dove aveva sempre voluto essere. Bojan tirò su una canna, l’erba era buona, e mentre lui cantava canzoni stonate Sara giocava con Carlo a chi rideva per primo, guardandosi fissi; perdeva sempre, poi per pegno doveva tenere il tiro in gola per mezzo minuto. Sapeva che tutti e due erano innamorati di lei, ma non aveva idea di cosa provare a sua volta. Non era abituata a niente che fosse meno che doloroso: aveva un padre e una madre di merda, tossici, figli del servizio sociale e irrimediabili alcolisti, che non si erano mai accorti di lei, mentre figliavano avanti, come se avessero qualcosa di buono da rendere a questo mondo. Quando era incinta, la madre era felice, persino bella: poi tornava a gridare, bere e puzzare di fumo.
Simonetta Olivo è nata a Udine, in Italia, nel 1976. Vive a Trieste, dove lavora come psicologa in un servizio pubblico. Si dedica anche alla scrittura dal 2016. Ha pubblicato racconti sulla rivista Robot e in appendice a Urania Mondadori, oltre che in varie antologie tra cui Distopia (Millemondi Urania Mondadori), FantaTrieste (Kipple), 2050 – Quel che resta di noi (Delos Digital). Ha curato, assieme a Linda De Santi, l’antologia Atterraggio in Italia (Delos Digital). Come narratrice, ha al suo attivo due raccolte di racconti: Fantafiabe e Insogno (entrambe per Delos Digital). Con Speculative Fiction in Translation ha pubblicato Microverses nella rivista Words Without Borders. È membro fondatore del Collettivo Italiano Fantascienza.