A esclusione di Carlo Cafiero, del quale riconobbe il valore, Marx fu crudele con gli anarchici, una componente significativa del movimento operaio portatrice di istanze importanti per lo sviluppo del movimento. Gli anarchici lo ripagarono con la stessa moneta. Si inaugurò così un modello di lotta politica che fu funestamente replicato dai partiti comunisti e dalle sinistre del XX secolo. Eppure c’erano molte convergenze tra gli anarchici e la dottrina di Marx; infatti gli anarchici la completavano con aspetti che si sarebbero rivelati di un’attualità sconcertante rispetto alle esperienze derivate dal marxismo dottrinario. Invece prevalse il frazionismo.
In questa antologia, introdotta e curata da Antonio Moscato, sono raccolti i principali scritti che caratterizzarono questa diatriba. Con l’occasione sono proposte anche le riflessioni di Gramsci sull’anarchia, commentate da Giuseppe Manias, e recuperato un saggio importante di Gian Mario Bravo, scritto nella temperie post ’68. Lo scritto dello storico torinese aggancia il dibattito tra marxisti e anarchici a quello avvenuto tra i leader dell’“utopia libertaria” del ’68, come Marcuse e Cohn-Bendit e i partiti della sinistra storica.
In questa antologia, introdotta e curata da Antonio Moscato, sono raccolti i principali scritti che caratterizzarono questa diatriba. Con l’occasione sono proposte anche le riflessioni di Gramsci sull’anarchia, commentate da Giuseppe Manias, e recuperato un saggio importante di Gian Mario Bravo, scritto nella temperie post ’68. Lo scritto dello storico torinese aggancia il dibattito tra marxisti e anarchici a quello avvenuto tra i leader dell’“utopia libertaria” del ’68, come Marcuse e Cohn-Bendit e i partiti della sinistra storica.