Dal primo sangue alla vecchiaia, i corpi femminili diventano oggetto di discussione, contese, critiche e giudizi. Non sono soltanto i media a guidare questo processo, ma è la stessa società a disporre criteri specifici, talvolta contraddittori, sui parametri e le condizioni dei corpi femminili: devi essere forte ma delicata, bella ma naturale, assertiva ma accondiscendente. E l’accerchiamento è duplice: da una parte il solco di una tradizione millenaria che cerca di tenere le donne ‘al loro posto’, dall’altra un processo di evoluzione economica, tecnica e comunicativa che produce continuamente nuovi bisogni, nuove insoddisfazioni, nuove imperfezioni. Esiste una maniera di uscire da questa pesantissima, ma sottile, forma di schiavitù? Attraverso una chiara, intima e appassionata analisi critica delle convenzioni e imposizioni su ciascuna parte dei corpi femminili, l’autrice, che da lungo tempo indaga questo tema in chiave ‘pop’, si risponde che la via d’uscita sta nel vedersi per intero, e non dover essere, ma volerlo.