Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura 1926, racconta un mondo arcaico, di istinti elementari, di personaggi scolpiti, indimenticabili, spinti da passioni incontrollabili. Si tratta di un affresco vastissimo ricco di personaggi degni della tragedia greca. Le passioni guidano questi personaggi. Passioni contraddittorie e fatali. L'amore è la prima di queste passioni. Poi ci sono il potere, il denaro, la religione. Su tutto domina, imperscrutabile, il Fato, che trascina gli esseri umani senza tenere conto delle loro volontà. Ogni vicenda è raccontata con occhio acuto, tanto acuto da risultare quasi crudele nella sua ricerca della verità. Deledda è un caso straordinario di capacità di raccontare un intero mondo, con tutte le sue infinite sfaccettature, senza lasciarsi prendere la mano da facili sentimentalismi. La sua prosa è asciutta, "greca". La sua partecipazione ai casi che racconta è ferma, anche se l'autrice non riesce a nascondere l'emozione quando parla dei "vinti", dei sopraffatti, degli innocenti travolti. Il "gran mar dell'essere" è davanti ai suoi occhi. I suoi romanzi, nel loro insieme, costituiscono una grande attualissima "umana commedia".
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