I Canti di Castelvecchio furono scritti tra il 1896 e il 1903 in massima parte proprio a Castelvecchio di Barga e in parte a Messina. Professore universitario, a Barga, presso la sua casa, sulla sua proprietà fondiaria, Pascoli faceva anche il contadino. Si può dire che le poesie esprimono chiaramente queste due componenti: da un lato l'amore per la campagna di Barga, dall'altro la cultura umanistico-letteraria fondata sulla tradizione classica (greca e latina) e sulla letteratura italiana. La poetica di questa raccolta riguarda una dimensione regressiva nei confronti della vita, un annullamento della coscienza in direzione della fanciullezza, età serena, a contatto con la madre, tempo di maggiore felicità. Da quel momento la vita si è trasformata in un esilio su questa terra e un tormento. Questo ritorno nel grembo materno, che compare in tanti canti, rappresenta una pulsione di tipo ancestrale, che coinvolge tutti gli esseri umani. Ogni individuo adulto aspira inconsciamente a ritornare tra le braccia della madre per recuperarne la protezione e l'amore, e il distacco costituisce sempre un trauma per tutti, tanto più per chi al distacco ha associato di necessità anche la morte del padre.
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