Traduzione dall’inglese di Annalisa Di Liddo il romanzo Carmilla raduna in sé i tratti di una lunga tradizione di vampiri letterari, dalla Christabel di Coleridge (1801-1816) a The Vampyre di John William Polidori (1819), e anticipa il Dracula di Bram Stoker (1897). Il mito della donna vampiro trova in questo originalissimo racconto una declinazione inusuale, satura di elementi sensuali e rivoluzionari – specchio rovesciato della mentalità vittoriana – e una sottile riflessione sul desiderio e sui tabù. Nell’infinità di storie di fantasmi di cui l’Ottocento vittoriano si ciba voracemente, la storia di Carmilla si distingue per il fascino avvolgente del vampiro, per la sottigliezza delle tecniche narrative, per l’ambiguità dell’innocente protagonista. Il mito della donna vampiro trova in questo originalissimo racconto una declinazione inusuale che lo ravviva, potenziandone la flessibilità, e lo adatta a rappresentare stati psicologici, ciò che, proprio in quegli anni precedenti la nascita della psicanalisi, la letteratura andava indagando. Da Carmilla sono stati tratti film come Vampyr di Theodor Dreyer (1931) Il sangue e la rosa di Roger Vadim (1961), Vampiri amanti (1971) di Roy Word Baker. Joseph Sheridan Le Fanu nacque a Dublino nel 1814, dove visse quasi ininterrottamente fino alla morte (1873). Il padre discendeva da un’antica famiglia ugonotta stabilitasi in Irlanda agli inizi del Settecento, dopo aver lasciato la Francia in seguito alla revoca dell’editto di Nantes (1685). La madre era diretta discendente del drammaturgo Richard Brinsley Sheridan, autore della famosa commedia The School for Scandal (1777). Fin da bambino attratto dai racconti di folklore irlandese ascoltati in famiglia, Joseph Sheridan conserva in età adulta tale passione, profondendola nei suoi primi scritti. Folklore e storia irlandese diventano tuttavia per lui qualcosa di più di un semplice materiale artistico. Scrittore precoce, si laurea in legge ma all’avvocatura preferisce il giornalismo, e diventa lui stesso proprietario e direttore di numerosi periodici dublinesi. Fin dalle prime prove letterarie – poemi e ballate irlandesi – conquista una grande popolarità che conserverà sempre e che aumenterà con il suo passaggio al repertorio del racconto fantastico. Autore prolifico di numerosi romanzi – fra i quali grande successo ebbero La casa presso il cimitero (1863), e Zio Silas (1864), tuttora considerati i suoi capolavori –, alternò a questi la produzione di racconti brevi, pubblicati nelle riviste più importanti dell’epoca. Amatissimo dal mondo vittoriano come scrittore di ghost-stories, di quello stesso mondo – dei suoi trasporti e delle sue fobie – divenne un rappresentante partecipe, benché la morte della moglie per una malattia nervosa, nel 1861, segnasse il suo progressivo ritrarsi dalla vita pubblica. Anche la partecipazione politica alla causa dell’indipendenza irlandese si affievolì, col progressivo sgretolarsi della posizione di preminenza dei protestanti nelle vicende storiche del paese. Questi anni difficili, aggravati da una nuova crisi economica, furono però i migliori per la produzione letteraria, cui si dedicò indefessamente, lavorando quasi sempre di notte, bevendo grandi quantità di tè, e uscendo solo col buio. “Sul comodino c’era l’immancabile volume di Le Fanu, lettura ideale in una dimora di campagna dopo la mezzanotte”. Henry James