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Con questo volume, ad un anno dalla scomparsa, si dà l’avvio alla ricognizione critica della figura di Manlio Sgalambro (Lentini 1924 – Catania 2014). L’obiettivo è quello di stabilire il luogo dell’attività multiforme del grande autore, percorritore di strade inusitate e impervie: se la filosofia del Novecento italiano fu crociana, marxista ed heideggeriana, Sgalambro la attraversò come un cristallo alieno. Alla filosofia contemporanea, che avrebbe ribadito la confusione del pensare con le altre discipline, egli oppose la lucidità del pessimismo. Imperterrito fustigatore della banalità,…mehr

Produktbeschreibung
Con questo volume, ad un anno dalla scomparsa, si dà l’avvio alla ricognizione critica della figura di Manlio Sgalambro (Lentini 1924 – Catania 2014). L’obiettivo è quello di stabilire il luogo dell’attività multiforme del grande autore, percorritore di strade inusitate e impervie: se la filosofia del Novecento italiano fu crociana, marxista ed heideggeriana, Sgalambro la attraversò come un cristallo alieno. Alla filosofia contemporanea, che avrebbe ribadito la confusione del pensare con le altre discipline, egli oppose la lucidità del pessimismo. Imperterrito fustigatore della banalità, Sgalambro ha sempre fatto mostra di una singolare forma di comprensione superiore delle cose, alla cui luce – confrontandosi con ciò che il tempo miserabile offriva – ha denunciato i tratti di un universo in rapido peggioramento. La crisi della Forma, l’impossibilità di ogni prassi o morale operativa, il congedo progressivo dal concetto assoluto di verità: sono alcuni dei temi su cui ha indagato per più di mezzo secolo con un’attività multiforme, ma dal centro filosofico inalienabile.