Cosa significa “Economia e gestione dei beni culturali”? Una denominazione così ampia (per di più coincidente con quella del corso di laurea in cui l’insegnamento è inserito…) affianca almeno tre diverse dimensioni: il campo dei beni culturali, la sua lettura all’interno di una cornice economica e, dentro quest’ultima, il focus su un ambito pratico e specialistico quale quello della gestione. La constatazione di avere a che fare con tre “scatole” esplorabili in maniera successiva ha per me subito rappresentato il presupposto sul quale si è fin dall’inizio basata l’impostazione del corso. Per cominciare: come è possibile osservare i beni culturali secondo una prospettiva economica senza prima aver chiaro cosa essi siano? Una volta convinto della necessità di una tale chiarificazione, senza mancare di tenere in considerazione il fatto che nel corso di laurea in cui insegno non esiste un insegnamento espressamente dedicato a questo scopo, mi è parso opportuno inserire nelle lezioni una parte definitoria dedicata al concetto di bene culturale. La prima parte di questo libro rappresenta la sedimentazione su carta di ricerche e lezioni volte a questo scopo. Il suo titolo, “Teoria e pratica del concetto di bene culturale”, vuole stare a indicare la molteplicità di approcci (storico, etimologico, legislativo, sociologico, antropologico, filosofico, semiotico) utilizzata per formulare la disamina qui inserita. A testimonianza dell’approccio “fenomenologico” seguito in questa sezione, non manca una piccola indagine svolta per comprendere cosa la cittadinanza pensi, al di là dei riferimenti legislativi, dei beni culturali. La seconda parte del testo, intitolata “Sull’economia dei beni culturali”, è finalizzata a illustrare caratteristiche, problematiche e strumenti legati alla considerazione in chiave economica del patrimonio culturale. Questa sezione di testo è sorretta da un approccio maggiormente da “manuale” e la sua stesura si è giovata della consultazione di pubblicazioni di questa natura, al fine di giungere a una sintesi dell’argomento il più possibile semplice e accessibile, indicata a far “entrare” nell’argomento sia chi disponga di strumenti interpretativi di matrice economica sia chi ne sia privo. Un approccio di questo tipo (volutamente privo di schemi o formule economiche) è stato pensato per assecondare le esigenze di studenti provenienti da diversi curricula universitari (nella fattispecie: sia economia che storia dell’arte) ma anche per risultare “accogliente” rispetto a un generico lettore interessato ad approfondire, in seguito all’aspetto definitorio relativo ai beni culturali, il loro studio attraverso categorie economiche. L’ultimo capitolo di questa seconda parte merita una menzione particolare, in quanto volto all’aspetto più operativo inserito nel titolo del mio corso, quello cioè della gestione. Poiché il sottoscritto potrebbe ambire a considerarsi un teorico dei beni culturali ma non certo un professionista la cui attività incide sulla dimensione manageriale a essi legata, la scrittura del capitolo “Cosa vuol dire gestire?” si è giovata del dialogo con alcune figure professionali attive nel settore culturale nazionale, al fine di costruire un parziale ma veritiero punto della situazione. In definitiva, questo testo dal piglio eterogeneo (un po’ saggio, un po’ manuale, un po’ ricerca) ha lo scopo di fornire una panoramica il più possibile ampia sullo specifico dei beni culturali, con particolare enfasi per la loro dimensione economica. In considerazione di questo approccio – nonché dei citati target di riferimento, universitari ma non solo – il titolo di questo libro si lega a una domanda aperta: “Cosa sono i beni culturali?”, auspicando che ogni lettore possa trovare, aiutato da questa lettura, la sua risposta. Dario Villa Gennaio 2011, Rocca di Mezzo