Il ricordo di Vincenzo, ex Guardia di Pubblica Sicurezza, corre a quel giorno della fine degli anni ’70 e a quella ferrovia che lo avrebbe riportato al suo paese di origine in Calabria. Un terrorista, ferendolo nella Torino delle manifestazioni e delle proteste, aveva segnato il suo destino. Reso inabile a svolgere il suo lavoro, avrebbe occupato un posto da impiegato civile nell’Amministrazione dello Stato. Sono anni furibondi caratterizzati da un fermento che rende incerto perfino “l’ordine delle cose”. Vincenzo, da ‘sciancato’, guarda agli avvenimenti nazionali e mondiali dalla sua piccola Artemisia che, se pur appare immobile, corre verso le mode della società. Le limitazioni fisiche non lo sconfortano e, con l’acume dello “sbirro”, compie un percorso introspettivo che lo porterà ad analizzare il valore della giustizia, il ruolo dell’informazione e le grandi scelte di una nazione di fronte ad un mondo che cambia. Gli eventi si susseguono e, tra questi, nel marzo del 1981 la riforma del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza della Polizia di Stato che gli faranno comprendere quanto abbia contribuito a quel fondamentale cambiamento.