"Mio nonno era l'unica persona di cui mi ricordavo quando mi svegliavo da un incubo. I miei genitori e i miei fratelli dovevo metterli a fuoco prima di ricordarmi di loro. Lui no. Era la mia ancora quando gli incubi mi tormentavano. Gridavo nel cuore della notte finché mio fratello mi colpiva e io ritornavo alla realtà. Il nonno abitava al piano di sotto ma non mi lasciavano mai dormire con lui. Non volevano che lo svegliassi e poi a volte facevo la pipì a letto. Mamma non si arrabbiava, ma io lo trovavo davvero imbarazzante. I miei sogni erano sempre molto vividi e particolari. Sognavo spesso un signore che veniva da me nei momenti di sconforto o quando stava per venirmi la febbre. Una volta gli chiesi se stessi sognando. "I pensieri sono come case che crediamo di abitare" mi rispose. "Cerca di avere sempre con te la bussola per ritrovare i punti di riferimento del cuore." Mi appoggiò il palmo sulla fronte e poi aggiunse: "Va'! E porta un po' più di vita in questa vita!".
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