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La prefazione del libro è di Paolo GuzzantiDall'introduzione del libro di Gabriele Paradisi:Nell’era digitale, dei notiziari online e degli e-book, quelli come me, figli di un secolo ormai lontano, pur non disdegnando i nuovi e potentissimi mezzi, ritengono che un libro cartaceo sia ancora uno strumento insostituibile. Nel tripudio della virtualità forse è cosa buona cercare di stimolare ancora i nostri sensi affinché non si atrofizzino. Sfogliare con le dita pagine profumate, sentirne il suono, vederne la qualità della fattura, suscita emozioni che non vorremmo perdere mai.E così, ho ritenuto…mehr

Produktbeschreibung
La prefazione del libro è di Paolo GuzzantiDall'introduzione del libro di Gabriele Paradisi:Nell’era digitale, dei notiziari online e degli e-book, quelli come me, figli di un secolo ormai lontano, pur non disdegnando i nuovi e potentissimi mezzi, ritengono che un libro cartaceo sia ancora uno strumento insostituibile. Nel tripudio della virtualità forse è cosa buona cercare di stimolare ancora i nostri sensi affinché non si atrofizzino. Sfogliare con le dita pagine profumate, sentirne il suono, vederne la qualità della fattura, suscita emozioni che non vorremmo perdere mai.E così, ho ritenuto di raccogliere e pubblicare in un volume tradizionale, articoli che in massima parte sono stati pubblicati in rete. Le ricerche sul terrorismo intraprese fin dall’autunno del 2005 nel blog Cieli Limpidi, suscitarono molto interesse tra i responsabili ed i redattori del mensile LiberoReporter che decisero di pubblicare alcuni resoconti sulle “scoperte” colà realizzate. Inchieste che avevo potuto sviluppare grazie all’aiuto fondamentale di amici di rete, divenuti assidui e attivi frequentatori del blog. È giusto qui ricordarli uno per uno poiché quanto fatto in questi anni senza di loro non sarebbe stato possibile. Ecco allora Gian Paolo Pelizzaro, François de Quengo de Tonquédec, Enrico Tagliaferro, Simona Chiti, Elisabetta Setnikar, Nino Lorusso e, last but first, l’amico che continua a celarsi sotto le sembianze di un oscuro, scettico filosofo: sextus empiricus. Così verso la fine del 2009 Gaetano Baldi, direttore responsabile di LiberoReporter e Daniela Russo, direttore editoriale, mi proposero una collaborazione diretta col loro mensile. Mi sarei occupato di giornalismo, osservando con la massima indipendenza possibile l’operato dei professionisti della carta stampata, cercando di verificare la veridicità delle notizie riportate. Un lavoro certo non facile ma stimolato dal desiderio di contribuire, a suon di “denunce” documentate, al miglioramento del nostro sgangherato sistema di informazione.A tutti sarà capitato di provare un certo smarrimento quando, leggendo un articolo relativo ad argomenti che conosciamo molto da vicino, emerge l’incompetenza, mista spesso a cialtroneria, del giornalista di turno. E questo a prescindere dal giornale che stiamo leggendo, senza dover aggiungere quanto questo nostro disappunto aumenti se il tutto avviene sul quotidiano o sulla rivista da noi preferita.Ora il lavoro dei giornalisti non è di sicuro facile. La loro professionalità è spesso stritolata tra due macigni: da un lato i tempi stretti entro i quali devono realizzare i loro pezzi e dall’altro i vincoli “politici” dell’editore di riferimento. Questi due fattori condizionano in maniera spesso determinante l’operato anche dei giornalisti più preparati ed intellettualmente onesti. Discorso a parte meritano tutti quegli altri giornalisti, e sono vere e proprie schiere, che, sovente solo per sciatteria e superficialità, finiscono per accodarsi alle vulgate dominanti e diventano, di fatto, megafono della disinformazione.Ecco allora la necessità di “cani da guardia” che tentino di monitorare ciò che scrivono i giornali o ciò che si racconta in tv, documentando puntualmente gli errori, le manipolazioni o le vere e proprie falsificazioni dei fatti e delle notizie.Watchdog, per l’appunto cane da guardia, fu così il titolo scelto per la rubrica che mi venne assegnata sul mensile LiberoReporter dove cominciai a pubblicare nel dicembre 2009. Grazie alle opportunità della rete, anche un normale cittadino come me, può concorrere all’obiettivo or ora ricordato ed io mi ci dedicai con grande entusiasmo.Questa raccolta di articoli, che copre due anni di scritti, è stata suddivisa in quattro parti.La prima, intitolata Mitrokhin e dintorni, raccoglie gli articoli incentrati sulle vicende della nota e “famigerata” Commissione parlamentare, poiché nonostante siano trascorsi quasi sei anni dalla sua chiusura è ancora, a volte, argomento di accese discussioni e attacchi, segno che alcuni filoni di indagine di quella Commissione toccarono nervi scoperti e lasciarono trasparire verità ancora oggi inconfessabili. Già nel libro Periodista, di la verdad! Controinchiesta sulla Commissione Mitrokhin, il caso Litvinenko e la repubblica della disinformazione (Giraldi Editore, 2008), affrontai il tema. Gli articoli di questa sezione sono un naturale proseguimento di quell’inchiesta.La seconda parte, intitolata Storie della Repubblica, affronta argomenti legati alle drammatiche vicende che tra Guerra fredda, terrorismo e stragi hanno interessato il nostro Paese nei decenni caldi del secolo scorso ma i cui strascichi risentiamo ancora ai giorni nostri. Così da Piazza Fontana al caso Moro, dalla strage dimenticata di Fiumicino 1973 ai rapporti con la Libia di Gheddafi, si pone l’accento sulle enormi difficoltà a produrre, pur a distanza di tanti anni, un’informazione sufficientemente corretta e serena.La terza parte, intitolata Storie “travagliate” di tutti i giorni, riferisce, attraverso l’analisi di vicende d’attualità, come un certo tipo di informazione, che grazie ai giusti canali si è autoassegnata il marchio di autorevole correttezza, un nome su tutti Marco Travaglio, sia in realtà spesso vera e propria fucina di pura disinformazione. Resta da capire quanto ciò avvenga in buona fede.La quarta e ultima sezione, intitolata Bologna, 2 agosto 1980: tutta un’altra storia, parte dal lavoro di ricerca iniziato nell’estate del 2007 e concretizzatosi nel volume Dossier strage di Bologna. La pista segreta (Giraldi Editore, 2010). L’acquisizione di nuova documentazione conservata negli archivi giudiziari e in quelli di alcuni servizi segreti dei Paesi dell’Europa orientale, ci ha permesso di arricchire di nuovi elementi la cosiddetta “pista palestinese” per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Molti degli articoli riproposti in questa sezione sono stati scritti insieme agli altri autori del libro citato, ovvero Gian Paolo Pelizzaro e François de Quengo de Tonquédec. Questi articoli sono stati, nella maggior parte dei casi, pubblicati sul portale tematico di LiberoReporter, segretidistato.it dedicato al periodo più torbido della storia dell’Italia repubblicana.