Un omaggio agli umili coltivatori della terra che prima e dopo di me l’hanno lavorata, affinché non vada disperso il patrimonio delle esperienze acquisite, con sudore e fatica, con gli occhi rivolti in su prima e, all'orizzonte dopo, cercando il piccolo conforto dal Cielo. Una storia, in minima parte autobiografica, raccolta nelle terre delle Murge, tra Masserie, Trulli e Contadini, in una unità di tempo, luogo e azione che nasce, vive, spera e prega. Uno scatto fotografico su un “sapere” semplice e antico che è scomparso insieme al suo significato antropologico pur restando inserito nella lunga storia dell’umanità; un sapere maturato giorno per giorno attraverso comportamenti, riflessioni, credenze, aforismi, modi di dire e di fare, mali, esorcismi, riti agricoli pagani e cristiani, leggende, ricorrenze e Santi. Un museo di cultura e civiltà contadina ormai privato per sempre di un suo ritorno. Spigolature e temi per riuscire a vivere con l’acqua, il sole e il principio della vita; misero contadino servitore della gleba nutrito dalle piante e dagli animali che Madre Natura ha generato nell'ingrata terra da sempre; ricordi sparsi raccolti seguendo i tempi circadiani della vita contadina, tempi ciclici come il passaggio degli equinozi e dei solstizi, i ritmi lavorativi severi imposti dallo scorrere tempestoso del tempo. Una civiltà ormai scomparsa, sorta di un passato contadino morto negli anni Sessanta del XX secolo, ormai alle spalle.
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