In Cola e altre storie i lettori e le lettrici possono scoprire un universo immaginario abitato da personaggi fuori dal tempo, ma anche quello reale legato alla civiltà contadina di un piccolo borgo. Nel palazzo rinascimentale di Don Vartulu, gentiluomo di giorno e brigante di notte, s’intessono trame d’amore e di misteri. Fuori e dentro al palazzo si muovono baroni, marchesi e visconti tra gigantesche lumache e fiumi di vino rosso. Sogni fantastici trasportano nei paesaggi che circondano il borgo di Cola. Un mondo surreale che si contrappone a quello vero dei contadini o dei pastori d’un tempo. La vita del borgo è raccontata negli anni del sisma del Belice del 1968 o dei matrimoni del passato, dell’emigrazione, dei pacchi d’America o di scene animate da linguaggi coloriti e personalità singolari. Principi, briganti, proprietari terrieri, dame, lettere particolari e misteriose scomparse sono alcuni degli ingredienti dei venti racconti del libro.
Francesco Lo Vecchio, che si definisce non a caso un “contastorie”, ci fa immergere in una Sicilia lontana, ma senza tempo, ricca di eventi, aneddoti e curiosità. L’isola è protagonista indiscussa insieme ai suoi abitanti e alle loro storie che ci vengono rappresentate in maniera chiara e sincera dagli occhi dell’autore che, avendo frequentato una “università popolare” nella sua “vanedda”, è una voce narrante perfettamente inserita nel contesto. L’esposizione, inframezzata da foto d’epoca, è resa vivace anche dall’uso del dialetto e dall’aggiunta di detti popolari, poesie o estratti di prose di autori siciliani.
Francesco Lo Vecchio, che si definisce non a caso un “contastorie”, ci fa immergere in una Sicilia lontana, ma senza tempo, ricca di eventi, aneddoti e curiosità. L’isola è protagonista indiscussa insieme ai suoi abitanti e alle loro storie che ci vengono rappresentate in maniera chiara e sincera dagli occhi dell’autore che, avendo frequentato una “università popolare” nella sua “vanedda”, è una voce narrante perfettamente inserita nel contesto. L’esposizione, inframezzata da foto d’epoca, è resa vivace anche dall’uso del dialetto e dall’aggiunta di detti popolari, poesie o estratti di prose di autori siciliani.