Come l’alabastro è una raccolta di dodici racconti, quanti sono i mesi dell’anno.
C’è sempre una stagione della vita durante la quale si può verificare una crisi, non solo di tipo personale, ma anche epocale, come quelle che colpiscono il mondo.
Dal momento di difficoltà può originare una svolta, quella che innesca il nostro cambiamento, spronandoci a riemergere dall’abisso, per poi ripartire.
Attorno ad alcuni personaggi aleggiano delle “presenze”, quasi fantasmi di luce, che indicano la strada giusta da seguire.
In alcuni casi, invece, il protagonista resta schiacciato dagli eventi, senza riuscire, suo malgrado, ad uscire dal tunnel. Non mancano storie che trattano della violenza sulle donne, oggi sempre più frequente proprio tra le pareti domestiche, con esiti spesso drammatici.
Sono racconti ispirati ai grandi temi legati al rispetto per la vita e all’accettazione della morte, entrambi anelli di un percorso circolare, a cui tutto ritorna.
Siamo fatti di fango, ma anche di cielo ed è quest’ultimo ad attrarci, “segnandoci” fin dal primo vagito, orientandoci poi verso una meta, un “oltre” che possa placare la nostra sete di bellezza e di eterno.
C’è sempre una stagione della vita durante la quale si può verificare una crisi, non solo di tipo personale, ma anche epocale, come quelle che colpiscono il mondo.
Dal momento di difficoltà può originare una svolta, quella che innesca il nostro cambiamento, spronandoci a riemergere dall’abisso, per poi ripartire.
Attorno ad alcuni personaggi aleggiano delle “presenze”, quasi fantasmi di luce, che indicano la strada giusta da seguire.
In alcuni casi, invece, il protagonista resta schiacciato dagli eventi, senza riuscire, suo malgrado, ad uscire dal tunnel. Non mancano storie che trattano della violenza sulle donne, oggi sempre più frequente proprio tra le pareti domestiche, con esiti spesso drammatici.
Sono racconti ispirati ai grandi temi legati al rispetto per la vita e all’accettazione della morte, entrambi anelli di un percorso circolare, a cui tutto ritorna.
Siamo fatti di fango, ma anche di cielo ed è quest’ultimo ad attrarci, “segnandoci” fin dal primo vagito, orientandoci poi verso una meta, un “oltre” che possa placare la nostra sete di bellezza e di eterno.