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Tuffandovi nel volumetto Come Me dovreste essere indotti a riflettere su alcune delle problematiche che vivono i giovani di oggi –e chi per loro-, rilevate in sede clinica e psicosociale, per strada, oltre che analizzando le risposte dei ragazzi e dei bambini al questionario e all’intervista, lavoro che ho potuto completare grazie anche al progetto “Zaffiro”, momento di forte contatto emotivo con loro. Tutti i libri dell'Autrice, Per un mondo a misura di adulto e bambino (Armando, 2007), Come me (Laura Valenti, 2008), Ziza (Laura Valenti, 2008), anche quelli non ancora pubblicati, compresi gli…mehr

Produktbeschreibung
Tuffandovi nel volumetto Come Me dovreste essere indotti a riflettere su alcune delle problematiche che vivono i giovani di oggi –e chi per loro-, rilevate in sede clinica e psicosociale, per strada, oltre che analizzando le risposte dei ragazzi e dei bambini al questionario e all’intervista, lavoro che ho potuto completare grazie anche al progetto “Zaffiro”, momento di forte contatto emotivo con loro. Tutti i libri dell'Autrice, Per un mondo a misura di adulto e bambino (Armando, 2007), Come me (Laura Valenti, 2008), Ziza (Laura Valenti, 2008), anche quelli non ancora pubblicati, compresi gli articoli che ha scritto per diverse testate giornalistiche, sono legati da un filo conduttore, un minimo comune multiplo e un medesimo intento educativo che è racchiuso nella nota frase: “Questo non si dice e quello non si fa”.Tutto d’un balzo ci troveremo nel passato, quando eravamo piccoli. E i cartoon? Gli inventori sono, di certo, geniali, perché colgono i bisogni dei bambini e ne fanno una tendenza. Li colgono o li svellono? I bambini hanno bisogno delle favole e del romanticismo, degli eroi e di sognare luoghi fantastici e “mirabilianti”... Anche gli amati ed esilaranti Tom e Jerry sono stati sostituiti da un gatto e un topo iperviolenti: Grattachecca (?) e Fichetto (?). Se il fil rouge dei cartoni animati di una volta era l’amore, oggi è la violenza. Si è passati dall’Eros al Thanatos. Gli effetti di questo transito sono drammatici. I bambini, infatti, identificandosi con il protagonista del cartone animato vengono attraversati da quote di violenza che, come dei potenti tsunami, inondano il panorama della loro mente. Quote di violenza che, se non vengono dotate di senso, possono divenire agiti verso gli altri o verso sé stessi (acting-in o acting-out). A Java (Indonesia centrale) un bambino è morto dopo essersi strangolato con una cintura, nel tentativo di imitare una mossa di Naruto”. Laura Valenti appartiene alla generazione di Candy Candy, una ragazzina piena di vita e sempre sorridente. Nulla a che vedere con le Winx. Disegni che hanno maggiormente portato i bambini a una sfera irreale e fittizia, gonfia di apparenza e bellezza superficiale. Candy era virginea, solare, affrontava la vita con un certo spirito, lo spirito libero di una individualista sana, che si arrotolava le maniche anche di fronte alle numerose difficoltà, che non erano i mostri e gli intrecci fantasiosi da telenovelas (!) che affollano i cartoni adesso, le cui forme rispecchiano quelle socio-economiche e dei modelli di genere attuali. Forme asimmetriche, strane, potenti... che dovrebbero essere il veicolo di noi adulti per comunicare ai bambini valori - non solo valori di consumo-. I maschietti, invece, si identificavano in personaggi come “Za-Gor-Te-Nay”, “lo Spirito con la Scure”. Quello di oggi è un mondo irreale, fatto di gnomi e fatine, ma diversamente fiabesco, perché trasmette altri valori, forse, non certi, stabili, definiti, ma incerti, instabili, non scandagliabili, sempre dinamici, in continua trasformazione o evoluzione. Questo è, in fondo, il nuovo mondo: fatto di apparenza, di computer e virtualità. Un mondo fatto non di relazioni umane, quanto di reti umane e più sono grandi queste reti di contatto e più si accresce il proprio potere, le proprie possibilità. I cartoni di oggi, difatti, mutano continuamente, evolvono, non sono scontati. Tutto questo ha un indubbio effetto, uno positivo: i bambini di oggi sono “informatizzati”, sono, cioè, più forti in informatica e tecnologia e l’altro negativo: tutta questa povertà di narrazione induce a pensare che lo spirito che alimenta i bambini sia un po’ superficiale e povero umanamente. Dal punto di vista clinico, si fomentano: “compulsione al possesso”, individualismo non sano, rifugio nel mondo virtuale, impoverimento dei rapporti umani. Il nichilismo si annida nel possesso delle cose. Certo, il computer è sempre lì, è presente, risponde a tutte le domande, è un compagno stimolante. Non è come i genitori, impegnati e nervosi, sempre pronti a distruggere o intaccare l’ “armonia” del silenzio trovato in una stanza, con tanti amici virtuali che si fermano a conversare con noi, arricchendo le loro battute con faccini ed emoticom. Gli amici risultano molto più simpatici e carini su messenger. La sensazione che offre il computer è di onnipotenza: si può apparire quel che si vuole, a differenza di quando si esce e si sperimenta la sensazione di inadeguatezza nel confronto sociale o di fronte alle richieste sociali. Lì, dietro al computer, qualsiasi richiesta si può soddisfare. Se non si sa qualcosa, niente paura! Basta spulciare su internet due secondi e l’altro non si potrà accorgere di un difetto culturale. Nulla togliendo all’accezione totalmente positiva legata al buon utilizzo dei mezzi tecnologici e di come siano essenziali e utili per la crescita delle abilità percettive e cognitive. Fatte queste riflessioni, su google si legge, invece, che i valori che guidano le Winx –tanto per citarne una tra tutte le opere audiovisive di animazione che hanno sfornato le nuove generazioni di illustratori- sono quelli di amicizia, onestà e lealtà. Sono positive, solari e determinate, sono sexy e hanno la grinta che occorre per vincere. La femminilità o l’identità femminile che veniva trasmessa prima era diversa, ancora troppo carica di stereotipi e tabù non sani, a vantaggio di una cultura maschilista ed egoista, che aveva così largo spazio per se stesso. L’evoluzione ha portato a un cambiamento del concetto della femminilità, negli aspetti positivi e in quelli negativi. In qualsiasi opera, l’artista comunica e proietta il proprio mondo interno, i propri ideali, il contesto storico di riferimento, l’interpretazione che dà ai bisogni dei destinatari delle sue creazioni. Il disegnatore delle Winx, dei Dragon Ball, dei Pokemon, non fanno altro che proiettare e rispecchiare credenze e valori propri e non. Ma non hanno un po’ dimenticato il fanciullo che è in loro? Quello cresciuto con mela grattugiata, biscotti della nonna, a casa con la mamma sempre affaccendata nelle pulizie, nervosa e frustrata ma meravigliosamente vicina?Da qui, passerete per i meandri di un’altra area di pensiero, dove relitti alluvionali si sedimentano sulla superficie, incidendo ancora una volta la sulle vostre membrature adagiate su comodi schienali….Per nove mesi le donne portano in grembo il bambino, dapprima feto -quasi, “invisibile” per quanto minuscolo-, che cresce e si forma protetto dalla placenta e dalle pareti uterine. La natura ha predisposto il corpo femminile ad accogliere il seme della vita, perché il bambino ha bisogno, dal momento del concepimento fino al parto, di armonia e di pace. Ciò che deve essere considerato è che sono i primi momenti di vita, i primi giorni, i primi mesi che segnano la mente umana e da cui dipende l’ottimale sviluppo psico-fisico successivo. Ciò che i sensi del bambino, ancora “inconsapevole”, “tabula rasa”, capta attorno a sé, attraverso, e sottolineo attraverso, la pelle e i propriocettori, influisce e infierisce per sempre sulla sua soggettività. Il processo di individuazione è un processo in fieri che inizia al momento dell’incontro tra l’ovulo e lo spermatozoo. Viene da sé quanto sia importante che la gravidanza sia vissuta con serenità, gioia, avendo cura di creare e mantenere tutte le condizioni (la salute, l’alimentazione, il movimento, l’unione di coppia, i suoni, gli odori, le voci, il contesto socio-culturale-economico, in generale...) che favoriscano tali emozioni in entrambi i protagonisti (mamma e bambino), nulla togliendo al padre, il cui ruolo non vuole essere ridotto sottolineando l’inevitabile unicità del rapporto tra madre e bambino. Uno dei bisogni che un bambino ha è che la madre sia “predisposta” ad accoglierlo e non solo che lo accolga. Certamente, il bambino cambia l’atteggiamento psicologico di una donna, cambia la misura e il peso dato alle cose fino a quel momento. Se ogni nuova scoperta rappresenta per chiunque il tassello di una costruzione, un passo in avanti nella crescita personale, un frattale che, all’interno di un disegno complesso nella sua semplicità, dà la vita a due nuove identità in una, ma, soprattutto, a una nuova identità per la donna. Questa identità di donna-madre è il risultato di processi psichici complessi, dei quali quello di responsabilizzazione, i processi riflessivi e di rappresentazione interna del bambino ne sono solo una parte, che si concluderanno, per certi versi, con la formazione di un legame di bonding, nella fase di allattamento, nella fase, cioè, in cui il bambino viene nutrito con la voce, il calore, l’odore, il sentimento di amore materno. Il modo in cui la gravidanza viene vissuta è condizionata da una molteplicità di fattori, di ordine genetico, costituzionale, ambientale, sociale, psicologico, biologico. Determinante è lo stato psicologico della donna, il cui benessere è alimentato o direttamente proporzionale all’amore che la circonda, soprattutto, chiaramente, dal rapporto affettivo che la lega al padre del bambino. Parlo in questi termini, perché credo sia opportuno adeguarci alla mentalità odierna, che vede l’uomo e la donna come due entità che possono amarsi anche senza restare “coppia”. Si può e si deve coltivare, innanzitutto, l’amicizia con l’essere che ci “se-duce”. Il bambino ha bisogno che papà e mamma si vogliano bene, si trattino con ogni cura e rispetto, si riuniscano a tavola nei giorni di festa, si sentano e si aiutino, si sostengano e si collaborino, pur vivendo in case diverse, pur non essendo una coppia. Quando davanti all’altare si promette l’amore nel bene e nel male, nella salute e nella malattia, la promessa che si fa non si scioglie con l’annullamento del matrimonio, soprattutto se il frutto di tale amore, presunto o reale, sia un bambino.Ed ecco, poi, passare in rassegna alcuni casi clinici, un po’ ritoccati qui e lì, per rendere le storie più avvincenti. Concludendo, Come Lei, altri avranno certamente parlato dei problemi dei giovani di oggi. Può darsi che le diverse riflessioni abbiano qualcosa in comune o che, pur diversamente dette, sembrino uscire dallo stesso stampo. Tutti quanti gli psicologi hanno ingerito parole e scienza in tal misura che arrivano a essere così derubricate e parte del pensiero che lo sviluppo delle idee segue un comune percorso naturale quanto il dirigersi verso l’acqua delle tartarughe marine appena schiuso l’uovo con il loro dentino provvisorio. E, sempre come loro, attraversano il pianeta da un capo all’altro per andare a deporre (parare...) le uova, sempre nello stesso punto, nella stessa spiaggia... L'augurio è che, leggendo questo volumetto, possiate sentirvi spinti da una Fallace forza dirompente che favorisca l’affiorare di pensieri illuminanti, capace di aprire la mente, in grado di farvi fare un passo in più, se non il primo, verso la Consapevolezza. E che sia considerato un valido contributo per far comprendere quanto possa essere indispensabile, utile e terapeutico avere uno Psicologo, veramente fidato e autenticamente preparato, in famiglia.