Avere "gli occhi chiusi" rappresenta uno stato mentale e psicologico, l'impossibilità di comprendere fino in fondo la realtà, la sottile ma significativa differenza fra guardare e vedere. È come se Tozzi con questo primo romanzo (scritto nel 1913 e pubblicato solo nel '19) colga in anticipo uno dei mali di vivere della società industriale novecentesca: l'incomunicabilità, espressa poi mirabilmente al cinema da Michelangelo Antonioni. Al centro della vicenda troviamo Pietro (alter ego dello scrittore) e Ghisola (figura ispirata a una ragazza amata da Tozzi in gioventù), i quali vivono la loro tormentata relazione prima sullo sfondo della campagna e in seguito della città. Con gli occhi chiusi insieme a Tre croci e Il podere compone una trilogia la cui cifra stilistica è, senza dubbio, un marcato autobiografismo corredato da uno spietato realismo. Lo stesso Tozzi era rimasto, infatti, vittima di una malattia agli occhi che lo aveva costretto a uno lungo periodo di buio e di isolamento. Il suo, però, è un autobiografismo di natura soprattutto psicologica. La lirica tozziana, poi, è tanto delicata quanto efficace; l'analisi sociale risulta sempre puntuale e incisiva. Con gli occhi chiusi, rivalutato di recente dalla nostra critica più autorevole, può essere dunque a ragione considerato come il precursore del romanzo esistenzialista. Federigo Tozzi nasce a Siena il primo gennaio 1883. Si impone come una della voci più chiare e nuove del realismo del primo dopoguerra, investigando l'Io attraverso i temi dell'inettitudine e i mezzi della psicoanalisi. Tra le sue opere citiamo Tre croci (1918) e Il podere (1921). Muore il 21 marzo 1920.
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