Molto spesso ci hanno fatto credere che la solidarietà sia qualcosa di completamente altruista. In realtà, soprattutto quando viene incarnata da grandi associazioni, nasconde degli aspetti mostruosi e dei lati oscuri come quello di servirsi del marketing spietato e selvaggio e di molti giovani disoccupati che hanno bisogno di lavorare, per generare ricchezza alle spalle di chi soffre. Apparentemente la finalità di questo libro può sembrare soltanto quella di voler descrivere i perversi meccanismi di marketing utilizzati dai dialogatori per cercare sostenitori ai progetti umanitari delle più grandi ONG (Save The Children, Greenpeace e così via). In realtà questa confessione è molto di più: è la descrizione di una realtà assurda, il racconto di molti sogni infranti, della speranza di trovare un posto in questo mondo in cui non regni (così tanto) arrivismo e mediocrità, è il racconto dell’immobilità che crea la crisi e dell’opportunismo di certe imprese che generano milioni con “l’industria della solidarietà”. Da questo scenario crudo, misero e diverso da come si crede, o da come vogliono farci credere, può venir fuori un messaggio ottimista?