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Cornelio Bentivoglio nacque a Ferrara il 27 marzo 1668. Discendente del cardinale Guido Bentivoglio, riferimento costante per le sue ambizioni politiche e letterarie, ricevette l’educazione umanistica consona a una famiglia di illustri tradizioni rinascimentali, ottenendo presto un posto di rilievo nel piccolo mondo ferrarese. Giovanissimo, fu associato all’Accademia degli Intrepidi e alle altre più importanti radunanze cittadine, e insignito di varie responsabilità nell’amministrazione civile. Una volta abbracciato lo status religioso, rivestì un importante ruolo nella vita della Chiesa,…mehr

Produktbeschreibung
Cornelio Bentivoglio nacque a Ferrara il 27 marzo 1668. Discendente del cardinale Guido Bentivoglio, riferimento costante per le sue ambizioni politiche e letterarie, ricevette l’educazione umanistica consona a una famiglia di illustri tradizioni rinascimentali, ottenendo presto un posto di rilievo nel piccolo mondo ferrarese. Giovanissimo, fu associato all’Accademia degli Intrepidi e alle altre più importanti radunanze cittadine, e insignito di varie responsabilità nell’amministrazione civile. Una volta abbracciato lo status religioso, rivestì un importante ruolo nella vita della Chiesa, venendo nominato, dapprima, nunzio a Parigi, nella fase delicatissima dell’approvazione della bolla Unigenitus, quindi legato di Romagna e ministro di Spagna presso la Santa Sede. Tuttavia, gli uffici e gli onori non gli impedirono di continuare a dedicarsi agli interessi più genuini per gli studi ‘geniali’. Questo volume ricostruisce la ‘carriera’ letteraria del cardinale, che fu rimatore apprezzato (ai versi già noti si aggiungono ora diversi inediti) e soprattutto promotore attivo di una riforma del teatro italiano. La passione per il teatro era un chiaro retaggio famigliare e a essa rimanda la traduzione della Pulchérie di Corneille, che pure si pubblica per la prima volta. Si tratta dell’unica sua versione dai classici francesi che ci è giunta, anche se di altre si ha notizia. Appartiene agli anni che precedono l’avvio del cursus ecclesiastico e la ‘virata’ verso l’epica, con la traduzione della Tebaide di Stazio, che fu oggetto, per l’altezza dell’impresa, di una lunga trafila di consultazioni, qui ricostruita. Il risultato sarà discusso dalle generazioni successive, ma ebbe fortuna presso i contemporanei, perché aggiornava l’originale all’insegna di un gusto formatosi sulla nostra tradizione cinquecentesca, avendo in vista innanzitutto l’epica tassesca e mantenendo nondimeno ben visibili, come in Tasso, le stimmate della lirica e del dramma.

Renzo Rabboni è professore ordinario di Letteratura italiana presso l’Università degli Studi di Udine, dove insegna Storia e geografia della letteratura italiana e Letteratura italiana comparata. Si interessa della contaminazione dei generi, dei motivi del folclore e della componente popolare nella nostra letteratura dei primi secoli. Ha tradotto (in collaborazione) gli Studi danteschi di A.N. Veselovskij, e curato l'edizione critica di Senilità per l’Edizione Nazionale delle Opere di Italo Svevo. In ambito settecentesco, si è occupato di traduzioni (in particolare, della Tebaide di Cornelio Bentivoglio), dell’opera letteraria di Antonio Conti, delle rime di Tommaso Crudeli e delle polemiche accademiche nella Ferrara settecentesca. È socio della Commissione per i Testi di Lingua di Bologna, dell’Accademia Virgiliana di Mantova e del Centro Studi L.A. Muratori di Modena. È condirettore della «Rivista di letteratura religiosa italiana» (Fabrizio Serra Editore).