Il Novecento si aprì per Napoli con una famosa inchiesta diretta ad accertare le condizioni sociali, politiche e amministrative della città. La relazione finale della Commissione che la realizzò è nota come Inchiesta Saredo, dal nome del suo presidente Giuseppe Saredo, uno dei più alti magistrati dell’epoca. L’immagine della capitale del Mezzogiorno e della società napoletana di fine Ottocento che ci viene restituita dalla lettura dell’Inchiesta non è edificante: Napoli è una città in cui domina una forma di «legalità debole», nella quale dilagano il malgoverno e la corruzione, soprattutto nei pubblici appalti e nelle concessioni, mentre si vanno diffondendo atteggiamenti ed episodi legati al consolidarsi del fenomeno camorristico.Andare a rileggere l’Inchiesta Saredo è utile, da un lato, per capire come siano nati determinati stereotipi sulla cattiva amministrazione di Napoli e del Mezzogiorno, dall’altro, per riflettere ancora sui motivi di fondo che hanno determinato il fallimento di ogni serio tentativo di soluzione definitiva del dualismo tra Nord e Sud alla luce dell’attuale scomparsa della «questione meridionale» dal panorama politico italiano.