Pubblicato nel 1926, con appassionata e illuminante prefazione del marito Silvio, Creature della scrittrice triestina Delia Benco (1882 - 1949), è una raccolta di vicende e bozzetti spezzati con grazia, agilità e maestria nella dimensione della novella. Ha voluto la sorte che l'autrice di questo libro mi sia vicina più d'ogni altra creatura. Ella porta il mio nome, ed io porto il più prezioso bene che possa chiamar mio. Ringrazio la sorte. Possa questo libro che è uscito laboriosamente, ma schiettamente dal suo spirito, sorridere, trepidare, ombrarsi, riscintillare, effervere di un alcunchè di nervoso e di vivido, come ai miei occhi l'intelligente donna che io conosco mutabile come il cielo sotto il tormento della sua agitata bontà. Silvio Benco «Avveniva certe sere che alzando gli occhi dal nostro tavolo, vedevamo arrivare anche Delia Benco. Le facevamo sempre lieta accoglienza. Donna ricca di spirito, con quella curiosità un po' selvaggia, come d'anima che si avventuri in campi liberi e sterminati, e con quell'asprezza profumata di ginepro carsolino perfino nel suo linguaggio. E la donna e la scrittrice sono tutt'uno. Una gentilezza cruda che la civiltà non sciupa, perché così nella donna come nella scrittrice la ricerca dello stile va verso l'interiore e non verso l'esterno. Non facile, anzi faticosa, scabra e schietta è la sua scrittura, come il suo mondo spirituale. Delia Benco ha pubblicato pochissimo, ma la letteratura triestina resterebbe incompleta senza il suo romanzo "Ieri" a cui finora s'è prestata poca attenzione, sebbene critici come Pancrazi ne abbiano messo in rilievo le singolari qualità». Giani Stuparich
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